Bruxelles – David Sassoli, Charles Michel e Ursula von der Leyen: tutti riuniti questa mattina a Strasburgo per celebrare il Trattato di Lisbona e la Carta dei diritti fondamentali dell’UE che entravano in vigore il primo dicembre di dieci anni fa (dopo la ratifica avvenuta nel 2007). I tre vertici delle istituzioni europee, Parlamento, Consiglio e Commissione, avevano già ricordato lo scorso primo dicembre il decimo anniversario del Trattato, in un evento celebrativo organizzato alla Casa della storia dell’Europa di Bruxelles, cogliendo l’occasione di quella data per inaugurare anche l’inizio del nuovo mandato del Consiglio e della Commissione UE. Ma la scelta di commemorare il decimo anniversario del Trattato di Lisbona anche durante la plenaria di Strasburgo non è casuale, ricorda il presidente del Consiglio UE Charles Michel, perché il Parlamento europeo è il simbolo dei valori democratici per eccellenza.
Proprio il trattato di Lisbona è il cardine dei valori condivisi sui cui si fonda l’integrazione europea. Dopo Lisbona, dignità umana, libertà, uguaglianza, democrazia, solidarietà e stato di diritto sono diventati pilastri su cui si fonda l’Unione europea. Almeno dal punto di vista giuridico. “È importante – sottolinea il presidente del Parlamento europeo David Sassoli – ricordare che il progetto europeo è l’unico ad aver consentito la creazione di uno spazio di pace e di libertà e di democrazia. Sono questi i valori che dobbiamo difendere giorno dopo giorno”.
L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona è stato un grande passo avanti, prosegue Sassoli, soprattutto per il Parlamento “perché ne ha aumentato i poteri legislativi e di bilancio”, rafforzando anche “il carattere democratico della nostra Unione”. Grazie al Trattato, ricorda poi, “da dieci anni il Parlamento condivide con il Consiglio l’approvazione del bilancio annuale dell’Unione e svolge un ruolo ancora più incisivo nell’attuazione delle politiche europee. Ma non dimentichiamoci che dietro le cifre, le linee di bilancio e il quadro finanziario, ci sono sempre le persone ed è a loro che l’Europa deve riuscire a dare risposte” sottolinea.
Il Trattato di Lisbona, dopo anni di passi nel senso dell’integrazione europea, ha finalmente conferito all’Europa personalità giuridica unica. Ma non ha fatto solo questo. E a ricordarlo è la presidente dell’Esecutivo von der Leyen affermando che Lisbona “ha dato un’anima all’Europa, ha riscoperto la vera anima dell’Europa. Quella che ha portato i paesi a sconfiggere la tirannia, quell’anima che ha fatto crollare la cortina di ferro. Lisbona ha dato anche più voce ai cittadini di chiedere le riforme e più potere al Parlamento”. Le celebrazioni di oggi al Parlamento europeo sono state l’occasione per guardarsi indietro, ma anche per guardare in avanti alle sfide che l’UE si troverà ad affrontare e a come intende combatterle. “Oggi siamo impazienti – ripete Michel – abbiamo tantissime sfide davanti a noi: clima agenda digitale, pace, sicurezza, difesa, la capacità di parlare con una voce forte sulla scena internazionale e più che mai condivido la convinzione che dobbiamo avere motivi per avere fiducia ed essere ottimisti”.
In tutti e tre gli interventi è emersa la considerazione che il Trattato di Lisbona non ha ancora rivelato completamente il suo potenziale. Tanto ancora da fare, molto da riformare: e l’occasione giusta per farlo potrebbe essere rappresentata dalla Conferenza sul futuro per l’Europa, che dovrebbe prendere forma nei prossimi mesi. L’idea è quella di un’UE più integrata e che possa colmare la distanza tra base sociale e istituzioni. “L’Europa – ritiene von der Leyen – è i suoi cittadini, per questo la Conferenza sul futuro dell’Europa deve essere soprattutto la conferenza dei cittadini”.
Curioso il fatto che si sia celebrato quest’anno il decimo anniversario di Lisbona, mentre l’Unione europea si sta misurando con le conseguenze della Brexit. Proprio al Trattato di Lisbona si deve l’introduzione di una clausola di recesso dall’UE per i paesi che intendono chiamarsene fuori. È all’articolo 50 che in questi mesi si sta appellando il governo britannico per dare il suo ultimo saluto a Bruxelles.