Bruxelles – Dall’inizio dell’era Trump, la Cina ha sempre cercato di bussare al portone dell’Europa per cercare un possibile alleato commerciale. Ieri a Bruxelles l’ultimo episodio di questa saga con Il consigliere di stato cinese, Wang Yi, ospite d’onore alla conferenza sul futuro delle relazioni tra Bejing e Unione Europea organizzato dall’European Policy Centre (EPC), rinomato think tank sugli affari europei. Il messaggio è stato chiaro, la Cina spinge affinché nel giro di uno o due anni venga tracciato un piano che definisca un accordo sugli investimenti e sul libero scambio tra i due attori politici.
Come dovrebbe comportarsi l’Europa di fronte a questa presa di posizione? Basterebbe “cogliere l’opportunità”, sostiene l’ex ministro per gli Affari Esteri Wang, che, mostrandosi stupito e con un tono quasi irritato domanda alla platea il motivo per cui l’Unione Europea si è spesso mostrata scettica nei confronti della Repubblica Popolare Cinese: “Perché non parlate con il vostro più grande partner commerciale? Non riesco a capire”, aggiunge Wang, che continua: “Non dovrebbe essere un bene per gli europei questo? Perché non lo fate?
La Cina è un rivale o un alleato per l’UE? Per Wang la risposta sta sicuramente nella seconda alternativa. Il braccio destro di Xi Jinping, presidente della Cina, ricorda come Bejing sia leader globale nello sviluppo tecnologico e secondo mercato più influente in Europa, dopo gli Stati Uniti; basta guardare alla crescita delle esportazioni europee in Cina, aumentate di quasi il 15% dall’inizio degli anni 2000 a oggi, ricorda Wang. D’altro canto l’ex ministro per gli Affari Esteri gioca anche di rimessa e insiste definendo la Cina come “un paese ancora in via di sviluppo”, cercando di conquistare l’attenzione degli stakeholder europei presenti tra il pubblico affermando che sia “non reciproco chiedere reciprocità a un paese che è secoli indietro rispetto ai suoi concorrenti economici”.
Reciprocità che la Cina intende offrire anche in materia di sostenibilità contribuendo al Green Deal con cui la Commissione europea mira a diventare leader globale del contrasto al cambiamento climatico. Un’alleaza Europa-Cina, la seconda e la terza economia del mondo, può essere una leva per far ripartire gli sforzi per raggiungere un accordo mondiale sulla riduzione dell’emissioni, dopo il flop della COP25 a Madrid.
Cina e UE unite per difendere il sistema multilaterale minacciato dai dazi americani e riformare l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), sostiene infine Wang. Questi obiettivi saranno ampiamente discussi in occasione dell’incontro tra i capi di stato dei paesi membri e Xi che si terrà a settembre del prossimo anno.