Bruxelles – Tante aspettative e pochi passi avanti per rispettare i termini dell’accordo di Parigi sul clima. La Cop25 delle Nazioni Unite si è chiusa ieri con un nulla di fatto e con un accordo solo parziale per chiedere ai quasi 200 paesi che ne hanno preso parte obiettivi nazionali più ambiziosi.
Un esito deludente anche per l’Unione europea che ha fatto di tutto per arrivare alla Cop 25 con una strategia verde più impegnativa e più conforme agli obiettivi stabiliti 4 anni fa a Parigi. Sono ancora pochi, infatti, i paesi che partecipando ai colloqui di quest’anno si sono presentati con piani aggiornati per raggiungere gli obiettivi di Parigi. L’UE, sebbene il ritardo nell’insediamento della Commissione, è tra le poche grandi potenze ad aver aggiornato il suo obiettivo a lungo termine di raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, poco prima che si chiudessero i lavori di Madrid. Per farlo ha dovuto anche chiudere un occhio sulla decisione della Polonia di chiamarsene per ora fuori, costringendola a finalizzare l’accordo senza l’unanimità da parte dei 28 leader. E poi, attraverso la comunicazione della Commissione UE sul Green Deal presentata la scorsa settimana, il continente europeo ha confermato l’intenzione di accelerare il processo di decarbonizzazione, attraverso una strategia impegnativa che sarà definita in concreto nel corso dei prossimi mesi.
“È deludente che dopo anni di duro lavoro e soprattutto nelle ultime due settimane non siamo riusciti a concordare che l’articolo 6 fornisca incentivi per ridurre le emissioni ora e in futuro senza compromettere l’integrità ambientale” si legge nella dichiarazione conclusiva della presidenza finlandese del Consiglio UE e della Commissione europea. L’UE e gli stati membri, ricordano, hanno mostrato flessibilità e apertura mentale fino all’ultimo minuto, al fine di raggiungere un compromesso. “Non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno. Dobbiamo assicurarci che le persone più vulnerabili siano supportate nei loro sforzi, che siano autorizzate e abbiano la capacità di affrontare i cambiamenti e trovare modi nuovi e sostenibili per il futuro”.
Alla Cop25, iniziata il 2 dicembre all’insegna delle aspettative, è mancata proprio l’ambizione a non deluderle. L’UE, tra le grandi potenze, si è trovata a guida di una coalizione di paesi più vulnerabili che ha esortato gli altri partecipanti a presentare misure più ambiziose, mentre è sempre più evidente il divario tra le politiche perseguite dagli stati in tutto il mondo e gli obiettivi dell’accordo di Parigi. La posizione dell’Unione europea è riconosciuta anche dal Wwf, che in una nota pubblicata dopo la conclusione dei lavori di Madrid, riconoscendo il fallimento delle trattative, scrive: “Con l’eccezione dell’Unione europea, i colloqui hanno mostrato una completa mancanza di urgenza nell’agire da parte dei grandi paesi” responsabili del maggior numero di emissioni.
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal, fa sapere in un tweet che dopo l’annuncio del piano verde e dopo il parziale fallimento della Cop25, lo sguardo dell’Europa è ora rivolto ad alzare le ambizioni globali in vista della COP26. Buona parte delle decisioni necessarie ad alzare definitivamente l’ambizione è stata infatti rimandata alla prossima conferenza sul clima di Glasgow (novembre 2020), dove i paesi saranno nuovamente chiamati a rafforzare i loro impegni per la riduzione delle emissioni. “Il prossimo anno, chiosa Timmermans, continueremo a lavorare con i nostri partner e ci assicureremo di affrontare tutti con urgenza la sfida del cambiamento climatico”.
A Madrid, non si è trovato un compromesso su una delle questioni più delicate, ovvero sul meccanismo delle quote di carbonio tra paesi che inquinano di meno e quelli che inquinano di più (l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi). Molti di questi hanno frenato le ambizioni degli altri, tra cui il Brasile e gli Stati Uniti, di cui non sorprende l’ostruzionismo data l’intenzione annunciata qualche settimana fa dagli USA di chiamarsi fuori dagli accordi di Parigi sul clima.
Il pomeriggio di ieri si è chiuso con l’ammissione da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di essere deluso dai risultati della COP25, nonostante i paesi abbiano avuto anche due giorni in più per pervenire a un accordo (inizialmente, venerdì 13 dicembre doveva essere l’ultimo giorno di lavori):
I am disappointed with the results of #COP25.
The international community lost an important opportunity to show increased ambition on mitigation, adaptation & finance to tackle the climate crisis.
But we must not give up, and I will not give up.
— António Guterres (@antonioguterres) December 15, 2019