Di Noemi D’Altri
La sesta edizione di “How we can govern Europe?” si apre all’insegna del confronto tra testimoni privilegiati in tema di politiche europee e giovani in formazione. I partecipanti del primo panel di giovedì 5 dicembre sono infatti sollecitati dagli studenti presenti su una serie di tematiche molto attuali. Due i nodi fondamentali: quanto inciderà sul futuro dell’Unione l’insorgere di partiti detti sovranisti e populisti? E che impatto ha avuto la Brexit sulla coesione dell’UE?
Per combattere le forze che minacciano la tenuta del “castello europeo”, cavalcando soluzioni semplici a problemi complessi come i flussi migratori, il cambiamento climatico, le diseguaglianze, l’unico antidoto è l’informazione e il dialogo. E una strategia di coinvolgimento dei giovani, perché l’UE è per loro e dipende dalle scelte che faranno in futuro.
IL SOVRANISMO È UNA MINACCIA?
Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, inizia a rispondere a questi interrogativi raccontandoci di quando, da giovane attivista nel 1994, sognava, come molti altri giovani dell’epoca, gli Stati Uniti d’Europa. Sottolinea che è importante parlare di Unione, non solo come mito, ma anche come obiettivo concretamente realizzabile. Commenta il fenomeno Brexit evidenziando come i giovani fossero per lo più favorevoli al “remain”, mentre gli anziani, continuando a rincorrere un passato ritenuto ‘glorioso’, pensano di poter fare a meno dell’UE. Certo è, come scriveva tanti anni fa Hegel, che non si può rivitalizzare il passato. Il passato glorioso è certamente splendido ma deve rimanere un ricordo. Questo perché i tempi cambiano, le epoche passano e la storia umana procede. Nell’attuale scenario geopolitico, sintetizza Della Vedova, è impensabile isolarsi. Anche i partiti che si definiscono “sovranisti” in Italia hanno dovuto rivedere le loro posizioni, in merito ad un’eventuale uscita del nostro paese dall’euro e dall’UE, dopo il caos e le incertezze create dalla Brexit. Quando l’uscita del Regno Unito si compirà, capiremo, troppo tardi, che i confini aperti rappresentano la libertà: è questa l’amara conclusione del segretario di +Europa.
ISTITUZIONI UE COME “ANIME BELLE”
Su posizioni differenti Anna Cinzia Bonfrisco, eurodeputata della Lega, membro della Commissione affari esteri del Parlamento europeo. Legge il fenomeno Brexit come una conseguenza di alcuni atteggiamenti dell’Unione, paragonando le istituzioni europee a delle “anime belle” chiuse nei loro palazzi, senza prestare attenzione ai cittadini e alle loro richieste di una maggiore equità sociale. Anche Bonfrisco cita Hegel, pur senza nominarlo. Ma è il filosofo tedesco che nella “Fenomenologia dello Spirito” conia il termine “anime belle”. Vediamo cosa significa. Secondo Hegel, il delirio soggettivistico dell’anima bella che si rinchiude nella propria presunta purezza e verità, può essere proprio anche di comunità, di gruppi, o partiti, all’interno delle quali i soggetti coabitano in un rapporto di mutua rassicurazione, ognuno specchiandosi nella purezza identica a sé stessa dell’altro, senza alcuna relazione con l’Altro. Queste “anime belle” sono preoccupate soprattutto di sé stesse e della propria bellezza interiore, di poterla enunciare al mondo. Alla luce di questo piccolo ripasso, siamo certi che le istituzioni europee siano come le hegeliane anime belle?
SULLA STRADA DI UNA CASA EUROPEA
L’UE ha fatto in realtà molto per i suoi cittadini, pensiamo agli accordi economici di libero scambio ma anche al programma Erasmus. Ed essere liberi, come sostiene Benedetto Della Vedova è senz’altro libertà di spostamento, nonché assenza di muri, confini – parole che per altro oggi vanno molto di moda fra i sovranisti – ma significa anche e anzi soprattutto, agire, fare, costruire. Hegel diceva che la libertà sta nel fare. Libero è chi è libero di agire, camminare, costruire il futuro. È utile ricordarlo, per comprendere fino in fondo, e inquadrare nella cornice hegeliana che abbiamo scelto per il racconto di questo panel, l’intervento finale del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. È lui il primo a ricordare che, se da un lato l’UE viene continuamente criticata dai politici, che la incolpano di tutte le sciagure, dall’altro se non fosse stato per i suoi fondi strutturali, l’Italia sarebbe stata priva negli ultimi vent’anni di politiche di sviluppo regionale. Non solo: l’UE è più piccola di quello che immaginiamo, e il mondo là fuori è molto più grande. Dunque, “Noi possiamo scegliere se essere soli nel mondo o in una casa che ci doni protezione, anche sociale […] e l’Italia credo, potrà imboccare questa strada”.