Roma – Tre righe che valgono la vittoria fuori casa. Giuseppe Conte ora può dire agli allarmisti che sul Meccanismo europeo di stabilità l’Italia l’ha spuntata. “Nessun assillo nel finalizzare o firmare alcunché, continuiamo a lavorare sulle criticità delle clausole di azione collettiva con un passaggio che per l’Italia sarà di maggiori garanzie”. In questo le posizioni del Parlamento e del Governo sono pienamente rappresentate, “procederemo solo sulla base delle prerogative dei parlamenti nazionali”. Il premier italiano al termine del Consiglio europeo spiega che tutto è “in sintonia e in conseguenza delle valutazioni espresse nel giugno scorso” a dispetto delle profezie dei detrattori.
Lo strumento che “qualcuno lo ha scoperto oggi ma che esiste dal 2012, noi lo stiamo riformando e continueremo a negoziare fino a una valutazione complessiva”. Questa riguarda gli altri strumenti su cui “l’Italia non è soddisfatta”, il Bilancio di convergenza e competitività, “poco ambizioso, non abbastanza efficace nell’azione di stabilizzazione macroeconomica che necessita di risorse più consistenti”. Il terzo aspetto, il sistema europeo di assicurazione dei depositi, “non è stato affrontato perché lo si ritiene ancora poco maturo ma torneremo a farci sentire all’inizio del 2020”.
Sul clima l’Italia prende posizione anche sull’anomalia di un accordo non unanime, che tiene fuori la Polonia “non in grado di sostenere gli oneri” sulla neutralità climatica entro il 2050. “Ma l’impegno della leadership europea resta”, ha detto Conte, e pure l’Italia “dovrà essere all’altezza della sfida della transizione, costi quel che costi. Dobbiamo essere credibili e determinati”.
A margine dell’Eurosummit in un trilaterale con Angela Merkel e Emmanuel Macron, Conte ha affrontato gli ultimi sviluppi della crisi libica. Dai tre leader la valutazione che i soggetti esterni che sono entrati in campo al fianco del generale Haftar (come la Turchia) “trasformano lo scenario in cui prevale il conflitto a discapito del dialogo” e proprio per questo l’Europa deve rilanciare la diplomazia, “unico strumento in grado di stabilizzare l’area”. Italia, Germania e Francia sollecitano gli altri partner europei e anche il Regno unito ad un coinvolgimento in tale direzione con il sostegno alla prossima conferenza di Berlino.
Non sono mancate le note della politica interna sui numeri della maggioranza e i cambi di casacca dal M5S alla Lega, ai quali Conte ha detto che “il governo è impegnato in una prospettiva riformatrice e tutti i parlamentari devono essere coinvolti: chi vuole lavorare e dare un contributo al paese lo può fare qui e adesso”.
Infine il caso dell’ex Ilva e la trattativa con il concessionario Mittal a cui “il governo sta dedicando la massima determinazione”. Dopo aver definito la proposta sul numero di esuberi “inaccettabile e ingiustificabile”, il capo dell’esecutivo ha spiegato che è in fase di elaborazione “un contro piano industriale più ambizioso sull’occupazione, innovativo sul piano tecnologico e sul risanamento ambientale”.