Bruxelles – L’accordo c’è, ma per dire che in realtà non si è tutti d’accordo. La Polonia rompe il fronte UE per il clima e si chiama fuori, con l’approvazione dei partner, dall’intesa sulla neutralità climatica per il 2050, che accetta anche di continuare a sfruttare l’energia nucleare. E’ il primo Consiglio presieduto dal belga Charles Michel, campione del Paese dei compromessi, e compromesso è stato.
Nella notte dunque i capi di stato e di governo del 27 (Boris Johnson non è venuto causa elezioni) trovano il compromesso: “Abbiamo raggiunto un’intesa sulla neutralità climatica entro il 2050”, ha annunciato Michel, ma già si stava diffondendo il non secondario dettaglio che la Polonia ha ottenuto di avere più tempo e che il nucleare è rientrato tra le energie “verdi”, accettato come elemento “del mix energetico” dei Paesi che lo usano.
Le Conclusioni affermano che “il Consiglio europeo appoggia l’obiettivo per una neutralità climatica dell’Ue entro il 2050”, specificando che “in questa fase uno Stato membro non può impegnarsi ad attuare tale obiettivo per quanto lo riguarda; il Consiglio europeo tornerà sulla questione nel giugno 2020”. Dunque se ne riparlerà a metà del prossimo anno, dopo che a gennaio la Commissione avrà presentato la sua proposta per il “Fondo di transizione” che dovrà appunto finanziare il passaggio all’uso di energie sostenibili in particolare.
“Abbiamo visto un grande sostegno da parte degli Stati membri – ha commentao la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – e comprendo che la Polonia abbia bisogno di esaminare con più attenzione la nostra proposta per un fondo per la transizione equa che è sotto l’ombrello del fondo europeo degli investimenti e nei prossimi mesi ci saranno più dettagli nella roadmap”.
“Per conseguire la neutralità climatica sarà tuttavia necessario superare ardue sfide”, affermano le conclusioni fotografando la realtà. “Il Consiglio europeo prende atto della comunicazione della Commissione sul Green Deal europeo” e cercherà di trovare il modo di realizzarlo, ma, “riconosce la necessità di predisporre un quadro favorevole che vada a beneficio di tutti gli Stati membri e comprenda gli strumenti, incentivi, sostegno e investimenti adeguati per assicurare una transizione efficiente in termini di costi, giusta, socialmente equilibrata ed equa, tenendo conto delle diverse situazioni nazionali in termini di punti di partenza”.
“Sono abbastanza soddisfatta – ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel -, non c’è stata una divisione dell’Europa, c’è solo uno Stato membro che ha bisogno di un po’ di tempo per mettere in opera questa politica, ma abbiamo una buona prospettiva di avere successo”.
Tanti governi si stanno accapigliano per quei soldi, quelli dell’Est che producono a carbone a anche l’Italia di Giuseppe Conte, che annuncia “battaglia” per averne una fetta. “Ci batteremo per quei fondi”, ha assicurato il premier, aggiungendo che anche il risanamento dell’ex Ilva “rientra in questa logica”. Secondo Conte per realizzare il Green Deal “dobbiamo usare anche la leva finanziaria e lo stesso Just Transition Mechanism può essere uno strumento, perché c’è un impatto economico e sociale” nella transizione.
Perché i soldi in ballo sono davvero tanti. “La transizione richiederà notevoli investimenti pubblici e privati. In tale contesto, il Consiglio europeo accoglie con favore e appoggia l’annuncio della BEI che intende sostenere investimenti, per un valore di 1.000 miliardi, a favore dell’azione per il clima e della sostenibilità ambientale nel periodo 2021-2030. Sottolinea – anticipano le conclusioni – che il prossimo QFP contribuirà in modo significativo all’azione per il clima”.
“Le regioni e i settori maggiormente colpiti dalla transizione – questo il passaggio per convincere i ‘carboniferi’, e anche l’Italia – beneficeranno di un sostegno su misura a titolo dell’imminente meccanismo per una transizione giusta. Il Consiglio europeo si compiace dell’annuncio della Commissione europea, in base al quale le sue imminenti proposte punteranno a facilitare investimenti dal valore di 100 miliardi attraverso il meccanismo per una transizione giusta”.
La resa, probabilmente inevitabile, sul nucleare, voluto da Francia , Repubblica Ceca e Ungheria prima di tutte è qui: Il Consiglio europeo “riconosce la necessità di garantire la sicurezza energetica e rispettare il diritto degli Stati membri di decidere in merito ai rispettivi mix energetici e di scegliere le tecnologie più appropriate. Alcuni Stati membri hanno dichiarato di ricorrere all’energia nucleare nell’ambito del loro mix energetico nazionale”.
L’accenno al Quadro finanziario pluriennale resta vago perché, su questo punto, il Consiglio non ha fatto neanche un passo avanti. Le divisioni restano pesanti. “A seguito della presentazione, da parte della presidenza finlandese, dello schema di negoziato completo di cifre, il Consiglio europeo ha discusso le principali caratteristiche del nuovo quadro finanziario pluriennale. Il Consiglio europeo -affermano le conclusioni – invita il suo presidente a proseguire i negoziati al fine di raggiungere un accordo definitivo”.