Roma – Sul MES la maggioranza consegna al premier Giuseppe Conte il mandato per il Consiglio europeo: una risoluzione unitaria che impegna il governo a dare il suo assenso con alcune condizioni. Tra queste c’è l’esclusione di ogni ristrutturazione automatica del debito, l’impegno a un pieno coinvolgimento del Parlamento fin dai prossimi passaggi in un percorso complessivo delle altre riforme, con il completamento dell’unione bancaria e dello strumento di bilancio per la convergenza dell’eurozona. Dopo una giornata di dibattito la Camera (291 favorevoli e 222 contrari) e il Senato (165 sì e122 no), hanno dato il via libera al testo di maggioranza dopo un dibattito a tratti molto aspro.
“Nell’UE non è il momento di dividersi né di isolarsi”, ha sollecitato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ricordando i temi che saranno sul tavolo dei capi di stato e di governo. Dal budget 2021-2027 al cronoprogramma del green new deal, all’agenda internazionale su Turchia, Libia e Ucraina, e ancora l’incognita della Brexit dopo il nuovo appuntamento elettorale nel Regno Unito.
Molti i passaggi critici elencati da Conte, a cominciare dalla proposta della presidenza finlandese giudicata “insoddisfacente e al ribasso” del quadro finanziario della prossima legislatura. Un progetto sbilanciato con “tagli eccessivi nei settori della competitività, innovazione, immigrazione sicurezza e difesa”.
Il dibattito italiano si è però concentrato quasi tutto sugli strumenti di rafforzamento della politica monetaria, con la grande polemica nata intorno al Meccanismo europeo di Stabilità, contrastato dalla Lega e Fratelli d’Italia. Opposizioni che da diverse settimane avevano innescato con la maggioranza uno scontro durissimo, fino ad arrivare all’accusa di alto tradimento da parte del premier Conte.
Con la riforma del trattato sul “fondo salva Stati” sono emersi via via i dubbi di parte del Movimento 5 Stelle che ha negoziato fino all’ultimo sul testo della risoluzione di maggioranza. Dubbi che sono restati e manifestati in alcuni dissensi con quattro senatori che hanno votato in dissenso con l’opposizione. A giudicare dalle dichiarazioni di voto, due di loro dovrebbero abbandonare il Movimento. Ma lo scontro più duro è stato proprio tra M5S e Lega con uno scambio di accuse riferite alla trattativa portata avanti durante il governo precedente in cui erano alleati.
Un dibattito che quasi mai è entrato nel merito del Trattato. Il Pd ha puntato il dito contro la Lega, accusandola di aver fatto una campagna allarmistica per spaventare i cittadini sui rischi per i loro risparmi. Salvini e Meloni di FdI però hanno insistito: “Il Mes è pericoloso per l’Italia, mentre serve solo a Francia e Germania”. Il governo replica che non ci sono rischi, e “anziché creare allarme avreste dovuto spiegare che il Trattato non è contro qualcuno e a vantaggio di altri, ma è un’assicurazione per tutti i Paesi membri”, ha sostenuto il premier Conte. “L’Italia non ha nulla da temere – è la conclusione – il suo debito è pienamente sostenibile come dimostrano i mercati, mentre bisogna stare attenti a insinuare dubbi nei cittadini italiani: certe posizioni hanno il malcelato dubbio di portare il Paese fuori dall’Euro”.
A Bruxelles il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, apparso a sorpresa in un briefing per la stampa prima del vertice di domani e venerdì, rispondendo a una domanda ha detto che segue “evidentemente, quello che succede in Italia, e tengo in considerazione la natura del dibattito in corso in Italia” sulla riforma del Mes. “In linea di principio – ha aggiunto Michel – penso che si debba considerare la situazione interna, perché so bene che quello che succede nei diversi Parlamenti nazionali ha un impatto sulle posizioni europee. Sull’Unione economica e monetaria avremo un dibattito strategico, per vedere in che modo nei prossimi mesi possiamo progredire in modo realista”.
Si confermerebbero dunque le indiscrezioni su un possibile rinvio delle decisioni al prossimo anno, che consentirebbero all’Italia di fare ulteriori progressi nella trattativa delle riforme di politica monetaria in cui è inserito il Meccanismo europeo di stabilità.