Bruxelles – Niente da fare. Il bilancio pluriennale dell’UE (MFF 2021-2027) continua a dividere gli Stati membri. La sessione pubblica della riunione dei ministri degli Affari europei ha mostrato un’Europa del tutto impreparata ad adottare il budget per in funzionamento dell’Unione per i prossimi sette anni di ciclo finanziario. Nessuno ha speso parole lusinghiere per la proposta messa sul tavolo dalla presidenza finlandese del Consiglio. Tutti, per ragioni diverse, hanno espresso critiche e disappunto per un documento considerato non all’altezza delle aspettative.
C’è un gruppo di Paesi (Italia, Francia, Lituania, Germania), che considera la linea finlandese poco ambiziosa. In sintesi: ci sono pochi soldi sul tavolo (1.087 miliardi di euro, meno di quanto proposto dalla Commissione europea). E c’è un gruppo di quattro Paesi (Austria, Belgio, Paesi Bassi e Svezia). che dichiara di voler mettere a disposizione anche meno. “Un contributo nazionale dell’1,07% del Reddito nazionale lordo è troppo elevato”, dice il ministro austriaco Alexander Schallenberg, parlando a nome anche degli altri tre. “Un contributo dell’1% del RNL è già un aumento di risorse”. Una posizione condivisa anche dalla Danimarca. “Per noi è un contributo pari a circa il 20%”, sottolinea Jeppe Kofod.
Non sarà facile per il gruppetto dei volenterosi che intende mettere più risorse sul piatto. Anche perché i veti sono più incrociati che mai. La Polonia chiarisce che non accetterà alcuna condizionalità che lega stanziamento di fondi a rispetto dello Stato di diritto. “Non vorrei che si realizzasse un meccanismo che finisca col limitare lo Stato di diritto stesso”, sibila Konrad Szymanski. Anche l’ungherese Judit Varga annuncia che Budapest non accetterà alcun accordo che parli di condizionalità. E non c’è decisione che in materia di bilancio possa essere presa senza unanimità.
L’Italia può contare sul sostegno di un largo numero di Stati membri, almeno per quanto riguarda la lotta contro i tagli alle politiche di coesione. Al ‘no’ tricolore si aggiungono quelli di Polonia, Malta, Portogallo, Romania, Spagna, Slovacchia, Grecia, Estonia. “Non vediamo alcuna logica nella riduzione delle risorse”, la sintesi offerta dallo slovacco Frantisek Ruzicka. Ma la Svezia si dice favorevole a spostare risorse dai programmi per le regioni a sostegno del fondo per le grandi reti di trasporto.
E’ anche sull’agricoltura che si consumano altri scontri. L’Italia chiede di “abolire” la convergenza esterna ai pagamenti diretta “perché iniqua”. Così sostiene Vincenzo Amendola. Ma le sensibilità sul tema sono diverse, e le alleanze cambiano. I ministri offrono l’immagine di un’Europa in alto mare. Tanto che in Consiglio si fa fatica a capire quanto i leader nel vertice di giovedì e venerdì sapranno sciogliere i nodi.
Del resto Austria, Belgio, Paesi Bassi e Svezia già fanno sapere di “avere fiducia che la prossima presidenza saprà trovare la giusta soluzione” al problema del bilancio. Espressione che indica la volontà di spostare tutto al prossimo semestre, sotto guida croata. Rinvii che preoccupano la Commissione. “Siamo già in ritardo, serve un’accelerazione negoziale”, dice il commissario per il Bilancio, Johannes Hahn.