Bruxelles – Sull’escalation di tensione in Libia i ministri degli Esteri europei stanno “lavorando intensamente per mettere tutti gli attori intorno a un tavolo alla Conferenza di Berlino e fargli cessare il fuoco”. Lo spiega il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al termine dei lavori del Consiglio Affari Esteri. Ma della data della conferenza internazionale di Berlino volta a favorire il dialogo sulla Libia ancora non c’è traccia. Intanto, il titolare della Farnesina richiama gli altri paesi membri dell’Unione Europea a sentirsi coinvolti nella questione libica, “perché l’Unione europea rischia l’irrilevanza” sul tema.
Lo scenario in Libia sta cambiando rapidamente, si stanno moltiplicando gli attori in campo nel quadro di una comunità internazionale sempre più larga: in un contesto del genere il capo della diplomazia italiana avverte sul rischio che l’Italia ma soprattutto l’Europa possa non avere più un ruolo di primo piano nella questione libica, che preoccupa molto l’Italia, dice ancora Di Maio ma “deve preoccupare anche l’Unione Europea”. In Libia, rincara il ministro, “non abbiamo più tanto tempo, la situazione del conflitto civile sta degenerando ulteriormente e il nostro obiettivo è fare in modo che si arrivi il prima possibile ad una condizione di cessate il fuoco”. L’aggravarsi della situazione avrà ricadute inevitabilmente anche sulla crisi umanitaria in atto, sulla gestione dei flussi migratori e sul proliferare delle minacce terroristiche: “Per noi – commenta il capo della diplomazia italiana – la Libia significa rischio terrorismo, rischio di fenomeni migratori non controllabili, avere a poche centinaia di chilometri dai nostri confini un paese instabile”.
Parlando con la stampa, il titolare della Farnesina ha poi menzionato le parole dell’inviato speciale dell’Onu Ghassam Salamè sul fatto che “con un determinato aiuto, Haftar potrebbe entrare anche a Tripoli, questo non significa però vincere il conflitto ma solo aumentare l’emergenza umanitaria e propagare la tragicità del conflitto all’interno delle strade di Tripoli”. Sull’eventualità che la città di Tripoli possa cadere sotto l’offensiva del generale Khalifa Haftar si pronuncia anche il nuovo Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, rivelando che l’UE “non ha un piano di azione se la città dovesse cadere ma siamo in contatto costante con la nostra delegazione che si trova sul posto per evitare la degenerazione del conflitto e della situazione”. Borrell, al suo primo Consiglio Esteri come Alto rappresentante, annuncia l’intenzione di “fare di più per la Libia” aggiungendo che l’UE non può considerarsi “una grande potenza se non siamo in grado di gestire le questioni geopolitiche che ci sono vicine”.
Di Maio entra anche nel merito del memorandum tra Turchia e Libia siglato lo scorso 28 novembre sui confini marittimi e sulla cooperazione militare tra i due paesi: “Quegli accordi per noi non sono assolutamente legittimi, è un fatto inaccettabile che due Stati – Turchia e il governo libico – decidano quali siano i limiti delle acque territoriali e non, quando è coinvolto ad esempio un paese come la Grecia che non viene interpellato e che si è rifiutato di firmare”. Il ministro ha ricordato che la questione degli accordi, in particolare quello dei confini marittimi, “rappresenta un ulteriore rischio di instabilità e tensione in vista della Conferenza di Berlino”.