Vuoi vedere il video di How Can We Govern Europe? Grazie a Radio Radicale ecco qui la prima giornata e la seconda giornata.
Roma – Se Greta Thunberg è stata il personaggio dell’anno con un messaggio che ha fatto breccia in tutto il mondo, come è possibile andare oltre e ottenere risultati e contrastare il cambiamento climatico? Quello sul clima era uno dei panel più attesi nell’ambito della sesta edizione di “How can we govern Europe?” in corso a Roma nella sede italiana dell’UE. Moderato dalla giornalista Francesca Sforza, è stato un confronto molto vivace quello tra i due europarlamentari Brando Benifei del gruppo socialista e democratico, Silvia Sardone della Lega, Identità e democrazia, Monica Frassoni esponente di punta Green europei e Claudia Canevari dell’Unità efficienza energetica della Commissione europea.
Il tema di confronto, a volte anche aspro, è stato quello degli obiettivi del Green new deal, capitolo decisivo dell’agenda di Ursula von der Leyen, con obbiettivi secondo alcuni eccessivi. Come nel caso di Silvia Sardone che senza infingimenti ha definito la neutralità climatica entro il 2050 “una boiata assurda”, impossibile da raggiungere. È importante parlare di ambiente ma non per slogan, una delle cose da fare e sicuramente escludere dal patto di stabilità gli investimenti del settore della riconversione e ed energetico”.
Che in certe occasioni gli obiettivi dell’Europa siano “troppo ambiziosi e lontani nel tempo tanto da non poterli verificare, lo sostiene anche Benifei, che spinge affinché “Commissione e Parlamento siano all’altezza della sfida”. La previsione è che su questi temi “ci sarà un braccio di ferro fortissimo tra Bruxelles e governi nazionali”, per la riconversione servono politiche pubbliche che costano e il supporto della commissione sarà essenziale. Per l’esponente socialista c’è poi il tema del contesto in cui dovrà avvenire questo percorso, c’è un problema di sostenibilità sociale e cioè bisogna evitare che i costi di questa transizione non siano sostenuti da chi ha già pagato la crisi degli ultimi anni”.
È la rappresentante della Commissione Claudia Canevari che replica ai dubbi sugli obiettivi troppo ambiziosi. È vero, lo sono, ma siamo convinti che siano raggiungibili anche per la portata dei finanziamenti che saranno messi in campo”. 180 miliardi di euro ogni anno dedicati alla decarbonizzazione, “da soli non sufficienti ma si tratta di una leva importante per attirare investimenti privati”, che stanno mostrando su questo settore molto interesse. Che ci sia un cambio di passo su questo è dimostrato dal fatto che per la Commissione l’intervento sul climate change è diventato un settore specifico che prevede un’azione complessiva nella riconversione dei processi industriali.
Se ridurre le emissioni non basta, e che bisogna agire anche sulla domanda di energia e cambiare le nostre abitudini viene suggerito anche dall’attento pubblico: “Spostare le nostre scelte dai combustibili fossili all’elettrico non può essere l’alternativa”. Però bisogna anche fare presto, che “non c’è più tempo” è il cuore del messaggio di Greta, e Monica Frassoni lo fa suo spiegando che “i cambiamenti climatici hanno un impatti devastante e il modo più rapido per agire sono immettere forti investimenti pubblici per poter ridurre a tutta birra le emissioni”. L’esponente dei Green difende poi la politica degli obiettivi che “sono l’unico modo per ottenere risultati. Se non vengono raggiunti non è perché sono tropo ambiziosi ma perché sono sbagliati gli strumenti”.