Vuoi vedere il video di How Can We Govern Europe? Grazie a Radio Radicale ecco qui la prima giornata e la seconda giornata.
Roma – Serve un salto, non basta un rilancio. Marta Dassù di Aspen Institute Italia, chiede all’Europa più coraggio per uscire dall’angolo. Presentando il suo nuovo libro “Anglo nostalgia – The politics of emotion in a fractured west” (C Hurst & Co publishers ltd) durante la cena di gala di Howw Can We Govern Europe?, Sesta edizione, racconta l’incertezza in cui è sprofondata la popolazione europea, un fenomeno che non solo nel Regno unito porta al passato e diventa rifugio. Un’emozione che viene sfruttata dal nazionalismo inglese per imporre decisioni all’insegna del “riprendiamoci i nostri destini”. Una nostalgia che secondo Dassù “è molto più diffusa di quanto si possa immaginare, nell’Europa orientale, sicuramente in Russia”, paese nostalgico per eccellenza.
Finito il vecchio condominio delle due famiglie politiche che avevano fondato la Comunità, l’allargamento ai liberali e un’opposizione più agguerrita “renderanno difficilissimo il rapporto con un Parlamento a geometrie variabili” e la mission non può più essere né quella delle origini nata dal dopo guerra per garantire la pace attraverso l’interazione economica, né quella della seconda fase che sta mostrando tutti i suoi limiti. È cominciata un’epoca in cui o diventa un player globale o non ce la può fare” schiacciata da potenze come Usa e Cina e insidiata dalla vicina Russia. Il grande problema dell’Europa per Marta Dassù è “la debolezza degli Stati nazionali”, le democrazie fragili e sempre più instabili evidenziano un problema di rappresentanza, “il mondo vasto dell’anti establishment ci dice che non possiamo dare tutta la colpa al populismo”.
Il salto necessario è suggerito da un’evoluzione della sua mission e per questo è necessaria un’evoluzione della mission e un’agenda delle priorità differente, insieme a una diversa gestione. Come il “green deal e la sfida della trasformazione energetica che può riuscire solo con un’alleanza con l’industria europea possibile con finanziamento consistente”. O come “la nuova politica di difesa e dello spazio che finalmente viene presa sul serio dedicandogli un fondo specifico” anche se su questo fronte manca un’azione unitaria limitata ancora da due diverse visioni della Nato tra Francia e Germania.
Nel suggerire il coraggio di un salto, affinché l’Europa possa competere da player globale, la studiosa indica anche “la revisione delle politiche della concorrenza, pensata solo per il mercato interno che non basta più. Per affrontare il mercato mondiale “serve un nuovo equilibrio, il free trade è da difendere ma la sfida globale impone di ridiscutere il limite delle fusioni tra grandi imprese” come è accaduto nella primavera scorsa con Siemens- Alstom. “Il mio messaggio è che l’Europa deve fare questo passaggio” conclude Marta Dassù, altrimenti verrà mangiata dagli altri: Usa Cina e Russia si stanno muovendo e puntano a questo”.