Bruxelles – Fuori la politica dalla classificazione degli investimenti e delle attività economiche sostenibili. La presidenza finlandese del Consiglio e i negoziatori dell’Eurocamera hanno raggiunto ieri, inaspettatamente, un primo accordo sulla ‘tassonomia’ da applicare agli investimenti verdi, ovvero la classificazione delle finanze sostenibili.
Tra le parti più importanti dell’intesa raggiunta c’è proprio l’ambizione di escludere la politica dalla definizione univoca di cosa sia, in concreto, un’attività economica sostenibile: sarà un gruppo di tecnici ed esperti indipendenti a fornire una lista verde dell’Unione europea delle attività e degli investimenti considerati ‘green’. Presumibilmente a partire dal prossimo anno, dopo l’approvazione di questo pre-accordo prima in sede di Coreper (11 o 18 dicembre) e poi definitivamente dal Parlamento UE riunito in sessione plenaria.
Una delle questioni più controverse da risolvere riguardava le attività di ‘transitioning’ e ‘enabling’, ovvero attività che non sono ancora completamente verdi ma che puntano a diventarlo (nel caso di attività di transizione), e quelle che permettono alle attività verdi di essere tali (nel caso delle attività abilitanti: ad esempio, per costruire una turbina serve il ferro, che non è sostenibile). Durante le attività negoziali, da più parti si è cercato di includere nella definizione di investimenti verdi anche queste tipologie di attività, che attualmente non lo sono. Al fine di garantire maggiore chiarezza, oltre che trasparenza, l’accordo finalizzato ieri prevede che siano inserite nella classificazione anche le due categorie in questione (“di transizione” e “abilitanti”), differenziate rispetto a quelle propriamente ‘verdi’.
L’intesa, se confermata, “porrà l’Europa non solo all’avanguardia, ma come leader mondiale della finanza sostenibile” commenta Luca Bonaccorsi, direttore della finanza sostenibile della ONG verde Transport & Environment (T&E), interpellato da Eunews. Bonaccorsi parla di posizioni “molto lontane” tra le parti del negoziato, almeno fino a una settimana fa, che hanno reso l’approvazione dell’accordo ancora più inaspettata. Il compromesso raggiunto ha esteso inoltre l’obbligo e l’applicazione della tassonomia verde non solo agli operatori finanziari ma anche alle aziende che dovranno personalmente rendere noto quanto sono verdi i loro investimenti. La legge è inoltre applicata a tutti fondi, e non solo a quelli più piccoli, come in precedenza preventivato.
Un accordo sulla tassonomia degli investimenti green ha l’ambizione di rappresentare uno dei pilastri della rivoluzione verde promessa dalla Commissione di Ursula von der Leyen. Potrebbe diventare inoltre un deterrente contro la tendenza al “green washing” (ovvero un’attenzione all’ambiente esclusivamente di facciata) citata dalla tedesca nel corso di un’intervista al Sole 24 ore argomentando la sua decisione di non scomputare dal calcolo del deficit gli investimenti green.
Il compromesso raggiunto è un successo anche per Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, che twitta: “Un grande successo prima della COP25 (la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima) e per la nostra strategia di finanza sostenibile”.
https://twitter.com/VDombrovskis/status/1202628325686087681
Quando e se il regolamento sarà approvato, avremo un quadro più preciso della situazione e si arriverà a definire in maniera puntuale le attività sostenibili dal punto di vista ambientale. A quel punto, non è da escludere che lo scontro sulla classificazione possa farsi di nuovo vivace per le richieste di alcuni paesi, Francia in prima linea, di menzionare all’interno del sistema di classificazione green dell’Unione europea anche gas e nucleare.