Bruxelles – La riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES, o ESM secondo l’acronomo inglese) si farà, ma solo a inizio 2020. Bisognerà attendere qualche mese, dunque. E’ solo questione di tempo. Lo annuncia il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, entrando in Consiglio per i lavori del vertice dei ministri dell’Economia dei paesi dell’Eurozona.
Si farà, assicura però il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al termine dell’Eurogruppo, accogliendo le proposte messe sul tavolo dall’Italia. “E’ stata una giornata lunga ma positiva, è stato definito un accordo di principio – ha spiegato il ministro – che dovrà essere finalizzato in linea con le procedure nazionali quindi non è finalizzato stasera”. Roma, secondo quanto spiegato da Gualtieri, ha ottenuto tre cose: la condizionalità sul backstop, la possibilità di una subaggregazione dei titoli e l’eliminazione dalla roadmap a riferimenti al trattamento prudenziale dei titoli sovrani.
“Noi volevamo dei chiari riferimenti nel testo e abbiamo impedito di concludere finché tutti i punti che ritenevamo essenziali fossero stati definiti. Questo è avvenuto”, ha spiegato Gualtieri ai giornalisti. “Ho detto con chiarezza che non avrei consentito di chiudere finché non si fosse specificato nelle conclusioni i termini chiesti dall’Italia” ha detto, aggiungendo che questo richiede un lavoro aggiuntivo all’inizio dell’anno nuovo, solo dopo il quale sarà possibile una finalizzazione dell’accordo sul Mes e poi la firma e le procedure di ratifica”.
Gualtieri si è definito “fiducioso” sulla possibilità che questa intesa possa soddisfare le richieste di Luigi Di Maio e dunque si possa trovare “un consenso, perché la situazione è ora migliore”.
“Abbiamo sempre lavorato per un accordo il più possibile in linea con gli interessi dell’Italia e dell’Europa, e in particolare per evitare che ci fosse una decisione di introdurre la ponderazione del rischio dei titoli di Stato, e questo obiettivo è stato raggiunto. E’ stato raggiunto l’obiettivo della subaggregazione. E’ stato raggiunto l’obiettivo di non finalizzare oggi per consentire al Parlamento di esprimersi. Poi il Parlamento farà le sue valutazioni e sono fiducioso che darà un’indicazione positiva”, ha spiegato il ministro nella notte di Bruxelles.
Centeno prima dell’inizio dell’Eurogruppo aveva invece escluso che potessero esserci modifiche al testo di riforma già concordato a giugno dai 19 ministri delle finanze dell’UE. “Non c’è ragione per modificare il testo”, dal momento che, spiegava, l’accordo è stato raggiunto e ora si sta lavorando (e cercando l’intesa) ad alcune “questioni tecniche”, che non rendono possibile la firma in questo momento.
I dettagli sul testo di riforma del Mes non “penalizzano alcun paese, nemmeno l’Italia”, sottolineava il commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, al debutto all’Eurogruppo nella sua nuova veste, rispondendo a chi gli domandava dei rischi della riforma del Fondo Salva stati per l’Italia. Gentiloni poi aveva parlato di Unione bancaria, spiegando che “fare dei passi avanti penso sia un obiettivo importante per tutti i paesi europei” ed è il “momento giusto per fare questi passi, visto che ci siamo lasciati alle spalle i momenti più difficili di crisi”.
Il commissario italiano si era poi rivolto al suo Paese assicurando che avrebbe lavorato per “mandare un messaggio all’Eurogruppo sulla necessità di avere politiche di bilancio differenziate”, linee di azione cioè “che usino gli spazi fiscali a disposizione per maggiori investimenti, ma che vedano anche l’impegno dei paesi più indebitati a indicare strade credibili di riduzione del debito”.
In Italia che non si placano i toni del dibattito politico sull’argomento. Anche questa mattina il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, prima della riunione dell’Eurogruppo aveva ribadito la necessità di rinviare la firma della riforma, così da guadagnare tempo auspicabilmente utile per portare a casa qualche modifica al testo. “Così com’è non va bene, perché espone l’Italia e gli italiani a dei rischi troppo alti”. Da Londra, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spiegava che in Europa “noi ci stiamo muovendo in una logica di pacchetto, ciò significa che il progetto comprende unione bancaria e monetaria: è giusto che l’Italia si esprima solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando”.
Sul Mes il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in audizione alla Camera, aveva spiegato che “le modifiche introdotte sono di portata complessivamente limitata e che anzi la proposta di riforma dell’ESM segna un passo nella giusta direzione, soprattutto perché introduce il backstop (dispositivi di sicurezza, ndr) al Fondo di risoluzione unico”.