Bruxelles – La Corte di Giustizia UE ha respinto il ricorso della Repubblica Ceca contro la direttiva europea che intende rafforzare il controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi da fuoco. Praga ne aveva chiesto l’annullamento completo o parziale poiché ritenuta restrittiva della libera circolazione di pistole e fucili quali merci specifiche commercializzate nel mercato interno, in linea con il Trattato sul Funzionamento dell’unione Europea (TFUE).
La contestazione giudiziaria del governo ceco ha origine nel 2017, quando il Parlamento europeo e il Consiglio UE, in seguito agli attentati terroristici che colpirono Francia e Danimarca, adottarono norme più restrittive. Le modifiche introdotte dal legislatore europeo intendevano controllare maggiormente l’acquisizione e la detenzione delle armi da fuoco più pericolose, disattivate e semiautomatiche, oltre che imporre un controllo più rigido sulla tracciabilità delle armi.
La Corte UE oggi ha chiarito che le misure adottate dal Parlamento e dal Consiglio nella direttiva impugnata non sono contrarie al diritto dell’Unione. In particolare, spiegano i giudici di Lussemburgo, la lotta contro il terrorismo internazionale e la grave
criminalità, “nonché il mantenimento della sicurezza pubblica”, sono motivi necessari a introdurre misure restrittive per il bene della comunità.
Le ragioni di ordine pubblico e pubblica sicurezza, dunque, prevalgono sui trattati, che pure riconoscono la libera circolazioni di pistole e fucili. “Il legislatore dell’Unione non può essere privato della possibilità di adeguare tale atto” alle circostanze.