Bruxelles – “Rispettiamo le proposte di lavoro fatte dalla Commissione europea per i prossimi anni, ma è necessario partire con un impatto forte, con un quadro economico ambizioso”. Il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola ha incontrato a Bruxelles i rappresentanti delle imprese italiane riuniti dal Gruppo di iniziativa italiana (GII) per spiegare loro il metodo di lavoro di questo governo sulle tematiche europee e le priorità che si è dato. Nel pomeriggio il ministro ha poi avuto una serie di incontri al Parlamento europeo.
Subito sottolinea che “i prossimi sei mesi per la nuova Commissione saranno decisivi, per questo è importante mettere sul tavolo ora le proposte, ed è quello che l’Italia sta facendo”, in un lavoro di coordinamento tra i vari ministeri, sotto la supervisione del presidente del Consiglio. Secondo Amendola, per partire bene in questa legislatura europea “serve un quadro economico ambiziosi, che non si limita al Piano Finanziario Pluriennale (MFF)”, che, con una contribuzione prevista dagli Stati dei solo l’1,1 per cento del reddito nazionale “non è ambizioso per definizione”, sopratutto, sottolinea, “per chi vuole recuperare una leadership globale come ha annunciato Ursula von der Leyen”. Quindi bisogna far funzionare al massimo delle potenzialità anche altre fonte, come l’ex “Piano Juncker” che ora si chiama InvestEU, o il Fondo per lo sviluppo sostenibile, coinvolgendo la Banca europea per gli investimenti (BEI).
“L’European Green Deal per noi è strategico – afferma il ministro – perché in molti settori noi abbiamo già dei campioni, siamo i primi in Europa per l’economia circolare, siamo leader nella produzione di energia rinnovabile”, e dunque l’Italia dovrà essere una rilevante parte del sistema per la trasformazione. Altro tema centrale, nel quale l’Italia non vuol perdere terreno è quello dell’evoluzione digitale “nella quale credo – dice il ministro – anche per rafforzare le nostre infrastrutture di sicurezza. E’ una sfida da cogliere, che ha anche importanti risvolti in un’industria per noi importante come la Difesa”.
Dove l’Italia invece condurrà una battaglia è sull’MFF, “siamo contrari ai tagli sulla politica agricola e a quella di coesione, perché la PAC è parte del green deal e tagliarla non è una buona cosa”, afferma con decisione Amendola anche se riconosce che nella proposta ora in discussione la Commissione ha fortemente sostenuto l’Italia su questo punto. Le politiche di Coesione, spiega il ministro “ti permettono di fare politiche di crescita importanti, ed hanno un impatto sullo sviluppo delle nuove tecnologie”. Insomma, sintetizza, “rifiutiamo la logica del taglio e sosteniamo invece la necessità di lavorare su nuove risorse”. Tra queste il governo italiano ritiene che una Web tax o una Carborn border tax, “pur non risolutive, darebbero un segnale importante”. Il problema per le politiche di coesione, che si basano anche su un Indice di prosperità del paese, tiene a evidenziare Amendola, “è che questo dualismo economico italiano tra Nord e Sud è un’anomalia tipica del nostro Paese, che è difficile far comprendere ad altri Paesi”.
Amendola vuol anche lavorare sull’Agenzia europea per le frontiere FRONTEX, “che non mi sembra essere all’altezza delle ambizioni, i soldi dei contribuenti italiani andrebbero spesi meglio”.
Il tema del giorno è però il MES, il “Fondo salvastati”. Il ministro non ci spende molte parole, la situazione è estremamente delicata nel governo italiano, ma ricorda che sul tavolo dell’Eurogruppo e dell’Ecofin ci sono molti dossier, l’Unione bancaria, con la la garanzia dei depositi, la proposta tedesca di una valutazione “al ribasso” dei titoli italiani detenuti dalla banche… “Il ministro dell’economia (Roberto) Guatieri tratterà su tutti i temi in modo da fornirci gli strumenti per valutare la situazione complessiva nell’Unione europea”. Forse Amendola vuol far capire che l’Italia cercherà una via d’uscita all’impasse interno trovando dei punti di intesa, di scambio con i partner. In fondo il presidente del Consiglio ha detto che il governo “è impegnato fino all’ultimo” per trovare una soluzione, mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato della necessità di “una mediazione”. Ma la materia è delicata, Amendola non avanza ipotesi né svela posizioni.