Roma – Il fascicolo dei potenziali aiuti di Stato per Alitalia è già sugli scaffali della Commissaria Margrethe Vestager. Il prestito ponte di altri 400 milioni di euro varato ieri e che finirà tra gli articoli del decreto fiscale, è solo l’ultimo tassello anche se da Bruxelles segnalano che nessuna comunicazione è ancora giunta da palazzo Chigi.
Gli Stati membri sono tenuti a comunicare interventi che comportano possibili lesioni della concorrenza e dovrebbero non adottarli fino a quando l’UE non ne ha stabilito la compatibilità. Ora, con un dossier ancora aperto per i 900 milioni iniettati nella compagnia di bandiera nel 2017, la procedura d’infrazione potrebbe avvicinarsi. Nei giorni scorsi, rispondendo a una interrogazione al Parlamento, Vestager ha affermato di essere “in contatto con le autorità italiane” relativamente alle ultime misure e di non poter prevedere esito e tempi dei prossimi passi. In particolare ha evitato di prendere posizione sulla questio
ne della continuità operativa della compagnia che poi è la spiegazione adottata dal governo italiano.
Nel valutare la possibile forzatura delle regole sulla concorrenza non è d’aiuto la storia dell’Alitalia che negli ultimi decenni ha drenato dalle casse pubbliche finanziamenti per circa 10 miliardi di euro. E ad accendere ulteriormente i riflettori sul dossier, sono gli orientamenti del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che non esclude più una possibile nazionalizzazione. “Il mercato e la vendita ai privati resta la prima ipotesi” ma l’ingresso dello Stato non è più un tabù. Il nuovo prestito di 400 milioni “a titolo oneroso” è destinato a finanziare le indifferibili esigenze gestionali di Alitalia e l’esecuzione, da parte dell’organo commissariale, del piano delle iniziative e degli interventi funzionali all’efficientamento della struttura” si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi che ieri ha varato il nuovo decreto.
Nelle casse dell’azienda che registra perdite di circa un milione di euro al giorno, oltre un mese fa c’erano 315 milioni e la nuova iniezione di capitali si rende è necessaria per tenerla in vita. Finora, nonostante le sette proroghe dei termini per presentare un’offerta, non è stato possibile trovare un acquirente sul mercato. Il lavoro dei tre commissari ora è finalizzato a trovare nuovi assetti aziendali e rendere la vendita più attraente, ma nel frattempo Alitalia continuerà a volare con soldi pubblici.