Bruxelles – La Banca centrale europea continuerà a fare la propria parte, ed è pronta a riconsiderare le proprie politiche alla luce delle nuove sfide. Ma serve che gli Stati facciano le riforme che si rendono necessarie per garantire la stabilità di cui l’eurozona ha bisogno, e capiscano che la messa in sicurezza di eurolandia passa per la riforma del Fondo salva Stati-ESM. Nella sua prima apparizione in Parlamento europeo la nuova presidente della Banca centrale europea dimostra continuità con il suo predecessore. Christine Lagarde ripete quanto ripetuto in questi ultimi anni da Mario Draghi. Gli elementi di novità non sembrano essere molti, e del resto lei stesso lo riconosce. “Sono qui per parlarvi delle ultime quattro settimane, non aspettatevi molto…”. Eppure quello che dice apre scenari, che riguardano da vicino i governi.
A questi Lagarde ricorda che le riforme sono imprescindibili. “La politica accomodante della BCE è stata un fattore chiave della domanda interna durante la ripresa e tale posizione rimane in vigore”, premette. Annuncia e assicura che “la politica monetaria continuerà a sostenere l’economia e rispondere ai rischi futuri in linea con il nostro mandato di stabilità dei prezzi”, salvo poi sottolineare che “le politiche monetarie sono tanto più efficienti quanto più gli altri attori politici fanno la propria parte”. Un invito che è un richiamo a rispettare regole e obblighi, incluso quello di non mettere a repentaglio la tenuta di eurolandia.
“Voglio essere chiara: le modifiche al fondo salva-Stati ESM su cui si ragiona in questo momento intendono rafforzare il sistema di gestione delle crisi all’interno dell’area euro”, scandisce Lagarde rispondendo ad una domanda di Piernicola Pedicini (M5S). Si tratta di “garantire che la maggioranza non sia ostaggio degli eccessi di una minoranza”. Tradotto: se l’Italia ha un eccesso di debito, questo non può e non deve convertirsi in una vulnerabilità e un rischio finanziario che investe tutti gli altri. Il problema è italiano perché italiana è la situazione problematica a livello nazionale, ma questa è un’altra storia.
Lagarde ricorda che “il mandato della BCE non riguarda i cambiamenti climatici ma la stabilità dei prezzi”, e lo fa più di una volta perché incalzata su più fronti sul tema che sarà il filo conduttore di questa nuova legislatura europea. Sottolinea che spetta alla politica dettare l’agenda, non alla Banca centrale, ma si dice pronta a riconsiderare l’agenda dell’Eurotower alla luce di quelle che saranno le scelte degli azionisti. Non a caso cita la questione climatica tra “le nuove sfide” dell’UE (le altre menzionate sono demografia, invecchiamento della popolazione e tecnologia “dirompente”), e ricorda che nel consiglio dei governatori siede un Benoit Coeuré “che ha a cuore questa tematica”.
La presidente tocca poi il tema della valuta digitale della banca centrale che, dice “consentirebbe ai cittadini di utilizzare il denaro della banca centrale direttamente nelle loro transazioni quotidiane. Tuttavia, a seconda del suo design, una valuta digitale della banca centrale potrebbe comportare rischi”.
Il mandato di Lagarde è pronto a registrare cambiamenti. “Sto imparando il tedesco, è vero, ma sto anche studiando il linguaggio della Banca centrale europea per comunicare meglio” con l’esterno. Intende spiegare cosa si farà di qui in avanti, e di novità ce ne saranno. “A livello globale la politica monetaria ha esplorato territori inesplorati…”, dice. Occorrerà farlo ancora, con il sostegno degli attori politici. A quali fa sapere che cripto-monete della BCE non sono oggetto di via libera.