dall’inviato
Strasburgo – La grande sorpresa sta nei numeri. Ci si attendeva un’ampia maggioranza, ma in pochi si attendevano una maggioranza così ampia. La nuova Commissione europea ha ottenuto 461 voti a favore, molti di più di quelli che insieme contano i primi tre gruppi Parlamentari (444 seggi tra popolari, socialdemocratici e liberali). Significa stabilità politica. PPE, S&D e RE votano praticamente compatti. Dal primo gruppo arrivano solo voti positivi (182), dal secondo mancano dieci voti (144 favorevoli su 154, astenuti i francesi e i tedeschi, contraria Petra Kammervert dell’SPD), mentre i liberali concedono 104 voti su 108 (astenuti singoli deputati, in ordine sparso). “Rilanciamo il progetto di un’Europa giusta, equa e solidale, che difenda lavoro, investimenti, sostenibilità ambientale, parità di genere, e contrasti dumping sociale o fiscale. Buon lavoro a von der Leyen e a Paolo Gentiloni”, enfatizza dall’Italia Piero De Luca, capogruppo dem in commissione Politiche europee alla Camera.
Il blocco PPE-S&D-RE conta dunque 434 voti. Una maggioranza solida del gruppone che conta di più. Il resto dei voti arriva da una parte dei sovranisti e dai Cinque stelle. Stesse dinamiche del voto di luglio, ma con sostegno più ampio, con i rispettivi distinguo. Perché nel giorno della verità il Movimento 5 Stelle perde pezzi.
Dei 14 deputati della delegazione pentastellata in 10 votano per il nuovo esecutivo comunitario. Non se la sentono Eleonora Evi e Rosa D’Amato, che preferiscono l’astensione. Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini votano invece contro, e non sorprende. Loro due avevano sfiduciato i vertici del Movimento per la scelta di formare un governo con il PD in Italia e soprattutto per aver permesso la nomina di Paolo Gentiloni a commissario. Sembra dunque più un voto di sfiducia al moVimento che alla Commissione. Divisioni che rischiano di lasciare strascichi. “La maggioranza della nostra delegazione è a favore”, dice Tiziana Beghin, che guarda il bicchiere mezzo pieno.
Gli altri voti arrivano dal gruppo dei Conservatori. I polacchi di PiS votano in blocco a favore. “Ma è comprensibile”, spiega al termine del voto Raffaele Fitto, capo-delegazione di Fratelli d’Italia, che siede nello stesso gruppo. “Hanno ottenuto il commissario che volevano, sarebbe stato insensato per loro votare contro” la nuova Commissione. FdI, invece “ha votato contro, senza dubbi”. Perché, spiega ancora Fitto, “non ci convince la premessa, chi vuole discontinuità non può elegiare la Commissione Juncker”. Anche i baltici dell’ECR danno una mano a von der Leyen.
Votano compatti per il ‘no’ i sovranisti. Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e Democrazia (ID), vede nell’ampia maggioranza per von der Leyen “il risultato di un voto a voto palese”. Secondo l’esponente del Carroccio “la maggioranza sembra solida, ma non lo è”, e i nodi verranno al pettine nel corso della legislatura”.
Possibile che sia così. Su alcuni temi, come l’immigrazione, questo Parlamento si è già dimostrato spaccato e incapace di far procedere il meccanismo decisionale. Per adesso i numeri sono tutti dalla parte di Ursula von der Leyen.