Roma – Sarebbe meglio concentrarsi sul rilancio dell’Unione bancaria, la riforma del Meccanismo europeo di stabilità modifica poco e quel poco è favorevole all’Italia. Anche per questo “è comico dire che tutto ciò attenta alla stabilità del nostro Paese”. L’audizione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, sul dibattito che infiammato le forze politiche, contiene “un consiglio” e chiarisce molti interrogativi nati “da notizie non corrispondenti alla realtà”. Molti di questi, la maggior parte, sono poi aspetti già previsti dal Trattato e che non vengono modificati. Gualtieri ha spiegato il funzionamento del MES, ha ricordato le tappe di avvicinamento della bozza che arriverà sul tavolo dell’Eurogruppo e poi del Consiglio Europeo di dicembre, anche se lo stesso ministro ha annunciato che con molta probabilità “la firma definitiva arriverà a febbraio”.
Un percorso che “il governo ha rispettato” su un testo noto al pubblico sul sito dell’Eurogruppo dalla fine del mese di giugno, e dunque nessuna trappola, clausola segreta o firma sotto ricatto, come accusano Lega e Fratelli d’Italia. In pratica, se la discussione non è avvenuta prima “è un problema del Parlamento”. Vulnus che il presidente delle commissioni riunite a Palazzo Madama, Alberto Bagnai ha denunciato, salvo poi negare l’audizione ai colleghi deputati che ne avevano fatto richiesta. Un incidente istituzionale che si sarebbe potuto evitare, superando protagonismi da ogni parte.
Sul negoziato il ministro ha assicurato che resta in piedi la necessità di “un approccio complessivo in una logica a pacchetto, con il completamento dell’unione bancaria e di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona. Un metodo rivendicato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha voluto fosse inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo di giugno.
Gualtieri ha insistito sui “cambiamenti estremamente limitati” e tra questi l’inserimento della funzione di backstop bancario, un cuscinetto con una dotazione raddoppiata rispetto a prima e questo “è un successo dell’Italia”. “Abbiamo ambizioni maggiori – ha detto – ma avere questo meccanismo è meglio che non averlo”, considerato anche che le regole bancarie a livello comunitario restano quelle di prima.
Il punto più dibattuto è stato quello della ristrutturazione automatica del debito che “non è prevista nel Trattato. Un’ipotesi che era stata avanzata ma che “è stata proprio la linea rossa piazzata dall’Italia a sconfiggerla e chi dice questo dice una cosa falsa”. “Non è un’opinione” replica il ministro dell’Economia che non risparmia dure critiche a “chi, sulla riforma del MES, ha manipolato anche le opinioni del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco”.
Modifiche migliorative anche nei criteri di accesso al credito, aiuti condizionati così come è sempre avvenuto con i requisiti e le regole europee di bilancio, ma con un ammorbidimento, ovvero l’eliminazione dell’obbligo di un memorandum come era invece in passato. Gualtieri si scalda sulle numerose inesattezze e frasi estrapolate che negano le evidenze di una trattativa che anche negli allegati (gli unici punti in cui si possono ancora fare delle modifiche) è favorevole all’approccio federalista, che coinvolge la Commissione nel primato della valutazione del debito. “Questo significa che il MES non si deve occupare di politica economica dei Paesi membri”, ruolo che invece i tedeschi e gli Stati rigoristi volevano assegnargli.
Il ministro dell’Economia nelle conclusioni ha spiegato che si può forse discutere su alcuni aspetti, che certamente potevano essere migliorati, ricordando però che il dibattito riguarda solo le modifiche proposte che per noi sono più favorevoli. “L’Italia può legittimamente respingerle ma in quel caso resterà in vigore il precedente Trattato”.