Bruxelles – Nessuno stato membro dell’Unione può rappresentare un ostacolo per il buon funzionamento delle istituzioni europee: per questo, se dalla plenaria dell’Eurocamera mercoledì dovesse arrivare il via libera al nuovo collegio a guida von der Leyen, la nuova Commissione entrerà in carica anche senza il commissario britannico. La conferma arriva da Bruxelles, dove questa mattina anche il Consiglio dei ministri ha preso atto della mancata indicazione da parte del Regno Unito del commissario britannico, adottando la lista dei 26 commissari che faranno parte, con la presidente, della nuova Commissione fino al 2024.
“Non è impensabile che la Commissione non sia composta da un commissario per Stato membro”, ha confermato oggi un funzionario dell’UE. L’Esecutivo europeo rimarrà una “Commissione di 28 membri anche se al tavolo ci saranno solo 27 paesi durante le riunioni”, ha assicurato ancora, spiegando che le decisioni verranno prese come se i paesi fossero comunque 28. Si tratta però di una situazione straordinaria, in cui resta da mettere in conto la possibilità di incorrere in “rischi legali”, una volta entrata in carica la nuova Commissione, nel lasso di tempo che separa l’indicazione del commissario da parte del governo britannico e l’ufficiale ritirata del Regno Unito dall’UE. Rischi legali che non possono essere esclusi dall’UE e che sono connessi al fatto che il lavoro dell’Esecutivo comunitario in questa fase potrebbe essere impugnato in tribunale bloccandone il funzionamento. Sulla questione si sofferma ancora il funzionario, valutando che la maggior parte del lavoro della Commissione consiste nel “formulare proposte, che non possono essere contestate in tribunale”. Le proposte dovrebbero comunque passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio.
E intanto, a poche settimane delle elezioni anticipate di Londra, il premier Boris Johnson ha rilanciato nel weekend lo slogan “Get Brexit Done”, con la promessa, nel caso in cui fosse rieletto, di ratificare l’accordo sulla Brexit quanto prima (entro Natale, presumibilmente) e rendere in questo modo ufficiale l’uscita del Regno Unito dall’UE entro il 31 gennaio. Dopo l’apertura della procedura di infrazione nei confronti di Londra, al governo di Boris Johnson è stato concesso ulteriore tempo fino alla mezzanotte di venerdì 22 novembre per fornire ulteriori spiegazioni circa la mancata candidatura del commissario. Chiarimenti mai arrivati a Bruxelles e motivati, secondo il leader dei conservatori, dalla necessità di non dare alcuna indicazione sul commissario prima che sia conclusa la campagna elettorale in vista delle elezioni anticipate del 12 dicembre.