Bruxelles – Un “non paper” è un documento informale, spesso senza alcuna indicazione della provenienza, che serve a lanciare o ad alimentare un dibattito o un negoziato nelle istituzioni europee, senza che vi sia (ancora) una presa di posizione ufficiale da parte degli autori, e senza annunci e informazioni alla stampa. Un “non paper” riguardante la riforma della politica europea dell’immigrazione e dell’asilo, è stato messo sul tavolo del Consiglio Ue a Bruxelles la settimana scorsa, e se ne comincerà a discutere probabilmente a livello tecnico a partire dal 27 novembre.
Il sistema di Dublino per la gestione dell’immigrazione irregolare e dei richiedenti asilo è un fallimento. Squilibrato, inefficace, ingiusto, disordinato. E soprattutto non riesce a impedire i “movimenti secondari”. Dunque, va profondamente riformato, afferma in sostanza il “non paper” confidenziale, datato 13 novembre, e dietro cui c’è il governo tedesco.
“Dublino ha fallito: il principio secondo cui il paese di primo approdo dovrebbe essere responsabile dell’esame della domanda di protezione internazionale (dei richiedenti asilo, ndr), un sistema contro i movimenti secondari inefficace, e la pratica e la mancanza di elementi di solidarietà non fanno che aggravare questi squilibri. Inoltre, Dublino è inefficiente: implica enormi oneri amministrativi e rallenta notevolmente l’esame delle domande di asilo”, si legge nel “non paper”, di tre pagine.
Il “non paper” insiste sull’inefficacia del sistema attuale contro i movimenti secondari: “Nell’intera Ue, i richiedenti asilo sono trasferiti allo Stato membro (originariamente) responsabile solo nel 3% dei casi”. Questo consente “una libera scelta dello Stato membro responsabile da parte dal richiedente asilo”. Queste caratteristiche del sistema di Dublino, così come è stato applicato nella pratica, “vanno contro una gestione ordinata della migrazione, con conseguenti effetti di attrazione”; diventano, cioè, un “pull factor”.
Secondo il “non paper” la riforma dovrà garantire tre cose. La prima è che i richiedenti asilo siano sottoposti a una valutazione iniziale obbligatoria, fatta entro “poche settimane” alle frontiere esterne con l’aiuto del personale delle Agenzie europee, che non lasci entrare nell’Ue e rimpatri immediatamente chi presenta richieste manifestamente infondate.
In secondo luogo, afferma il non paper”, dovrà essere l’Agenzia Ue dell’Asilo a determinare lo Stato membro di destinazione dei migranti ammissibili (dopo la valutazione iniziale), applicando un meccanismo di redistribuzione equa degli oneri dell’esame delle domande e della concessione dell’asilo (“fair share”), basata sulla popolazione e sul Pil di ciascun paese, e non più sul paese di primo approdo.
In terzo luogo, dovranno cessare del tutto i “movimenti secondari” con cui i migranti tentano (molto spesso riuscendoci) di stabilirsi in Stati membri diversi da quelli in cui dovrebbero restare, in base alle regole sul paese responsabile della concessione dell’asilo.
“Lo Stato membro che secondo l’Agenzia europea sarà stato ritenuto responsabile di un richiedente asilo – si legge nel documento -, dovrà rimanerne permanentemente responsabile. È inaccettabile che, all’interno dell’Ue, la responsabilità dell’esame di una domanda di asilo possa essere rivista più volte, o che passi da uno Stato membro a un altro semplicemente a causa del passare del tempo”, come accade se un richiedente asilo non è tornato nel paese responsabile entro una certa scadenza. “Questo crea incentivi sbagliati di ogni genere. Deve essere applicato il principio ‘una volta responsabile, sempre responsabile’, con pochissime eccezioni”, sottolinea il “non paper”.
Le domande di asilo “non devono più essere esaminate in più di uno Stato membro contemporaneamente”. E “quelle presentate in uno Stato membro che non è responsabile dovranno essere respinte con un coinvolgimento minimo della burocrazia come manifestamente infondate”, conclude il “non paper”.