Roma – L’ex eurodeputata di Forza Italia è da questa mattina in custodia cautelare domiciliare, nell’ambito di un filone dell’inchiesta “Mensa dei poveri” della Direzione distrettuale antimafia della procura di Milano. Insieme a lei, il manager Paolo Orrigoni e il direttore generale di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale che è stato trasferito in carcere. Le accuse a vario titolo sono di corruzione, finanziamento illecito e truffa ai danni delle istituzioni europee.
L’inchiesta che ha portato ai nuovi arresti, riguarda una parte della maxi indagine che il 7 maggio scorso ha portato a 43 misure cautelari di imprenditori, amministratori locali e professionisti lombardi accusati di un sistema di tangenti ai danni di società pubbliche.
Lara Comi era già indagata ma nella nuova tranche, scattata anche in seguito ad alcune intercettazioni e testimonianze, deve rispondere di tre vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza, ritenuti fittizi dai magistrati, ricevuti da una società riconducibile a lei, nella quale sarebbero transitati dei soldi, “quota parte di un accordo di retrocessione” e destinati a finanziare campagne elettorali. La seconda riguarda un finanziamento illecito dall’industriale e presidente di Confidustria Lombardia, Marco Bonometti. Anche in questo caso il versamento, in vista delle elezioni europee, sarebbe stato mascherato da una finta consulenza sul made in Italy, basata su una tesi di laurea scaricata dal web.
Il terzo episodio riguarda proprio il Parlamento europeo ai danni del quale sarebbe stata commessa una truffa aggravata. Il compenso, rimborsato dagli uffici di Strasburgo e destinato a un suo addetto stampa, sarebbe stato gonfiato fino a 3 mila euro anche se il destinatario ne percepiva solo un terzo, mentre il resto veniva girato a Forza Italia per pagare altre spese.
Già in passato Lara Comi aveva violato le regole dell’Eurocamera per la gestione dei suoi collaboratori, nominando la madre come assistente, aggirando il divieto che vige dal 2009 di assumere parenti stretti a spese dell’amministrazione comunitaria. In quel caso fu un’interpretazione errata della deroga e dovette rimborsare i 125 mila euro indebitamente incassati.
Stavolta invece secondo le testimonianze e le intercettazioni si tratta una vera truffa, “fatti accertati”, scrivono i magistrati che dell’esponente di Forza Italia fanno una descrizione molto grave. “Nonostante la giovane età – si legge nell’ordinanza della GIP Raffaella Mascarino che ha firmato l’ordinanza cautelare – Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel far ricorso ai diversi collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche, all’incameramento di finanziamenti illeciti”.
Un quadro pesante che assegna alla ex eurodeputata una “peculiare abilità” nello “sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre dal munus publicum di cui era investita per espressione della volontà popolare, il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità”.