Roma – Pedro Sànchez e Pablo Iglesias ci riprovano e, dopo il fallimento delle trattative di qualche mese fa, hanno firmato “un accordo per un governo progressista di legislatura”. Le elezioni di domenica scorsa non hanno dato esiti migliori delle precedenti confermando la frammentazione del parlamento spagnolo, con una forte avanzata dell’ultradestra di Vox.
Sarebbe stato proprio questo risultato a convincere il segretario del PSOE e il leader di Podemos a chiudere in tempi brevissimi un’intesa, per cercare di dar vita al primo governo di coalizione della Spagna democratica. Il Paese è andato alle urne per la quarta vota in quattro anni, e pur assegnando la maggioranza relativa ai socialisti, Sànchez non è in grado di formare da solo l’esecutivo.
I 155 seggi (120 dei socialisti e 35 di Podemos) sono però ancora lontani dalla maggioranza assoluta del Congreso che è di 176. All’appello mancano dunque 21 voti che i due partiti devono recuperare, anche se alla seconda votazione è sufficiente la maggioranza relativa e il nuovo esecutivo potrebbe farcela grazie alle astensioni. Tra i partiti “invitati” a non ostacolare “un governo che consenta stabilità alla Spagna”, i centristi di Ciudadanos che però dopo la sconfitta bruciante subita alle urne, seguita dalle dimissioni del leader Albert Rivera, hanno immediatamente bocciato l’intesa. “Un patto nefasto contrario gli interessi degli spagnoli”, ha commentato il numero due del Movimento, Josè Manuel Villegas, che apre invece a una collaborazione alla grande coalizione che comprenda socialisti e i popolari di Pablo Casado.
Tra i partiti che invece potrebbero consentire la nascita dell’esecutivo ci sono i Baschi di sinistra con 5 seggi e i tre fuoriusciti da Podemos. Pur arrivando a una conta favorevole con le sigle minori, Canarie comprese, di 169 voti Sànchez e Iglesias hanno comunque bisogno dell’astensione dei catalani di sinistra ERC, che con la ferita ancora aperta della battaglia indipendentista, comporta dei rischi notevoli. Insieme ai baschi di Euskal Herria Bildu e alle altre sigle minori hanno chiesto di aprire il confronto con i due leader per negoziare un voto “non contrario”.
Il programma di governo siglato a sinistra, dedica al punto 9 la questione catalana, assicurando “dialogo e convivenza”, e con l’obiettivo di rafforzare strumenti di autonomia ma sempre “nell’ambito della Costituzione” e garantendo “uguaglianza per tutti gli spagnoli”.
Se questo basterà per riaprire il confronto tra Madrid e Barcellona si vedrà molto presto. Dipenderà naturalmente da altri dettagli, dalla composizione dell’esecutivo che per ora prevede solo un accordo di massima, con Pablo Iglesias con l’incarico di vicepremier. Nei prossimi giorni, il 23 novembre, il PSOE consulterà la base sull’accordo con Podemos, con un voto on line che sarà vincolante.