Bruxelles – Silenzio, ancora silenzio da Londra. Nessuna risposta è arrivata alla presidente eletta della Commissione europea Ursula von der Leyen che da giorni, disperatamente, con lettere e telefonate chiede al premier britannico Boris Johnson la nomina di un candidato commissario europeo. Il governo britannico, tramite un portavoce, ha detto che saranno “rispettati gli obblighi legali” nei rapporti con l’UE, e tra questi, secondo Bruxelles, c’è quello di indicare un candidato commissario europeo che completi la formazione dell’esecutivo comunitario, che vuole avere la fiducia del parlamento entro la fine di novembre, per entrare in carica il primo dicembre.
Sembra però, dal nervosismo che circola nella capitale belga, che se manca un commissario, in base all’Articolo 17 punto 4 del Trattato europeo, che prevede un membro per ogni Stato membro, la Commissione non sia legalmente formata, e dunque, se anche con una decisione politica si decidesse di votarla lo stesso, ogni suo atto, in mancanza di un membro alla sua nascita, potrebbe essere impugnato in quanto non legittimo.
Londra, con la proroga richiesta della separazione dall’Unione al 31 gennaio 2020 si è anche impegnata a non intralciare il lavoro delle istituzioni comunitarie, e sino ad oggi a quanto si osserva si è comportata lealmente, ma la mancata nomina di un candidato commissario potrebbe essere un danno enorme.
Una “Guida alle elezioni generali 2019” diffusa dal governo britannico sembra però bloccare la possibilità di nomina del candidato, al di là della interpretazione “positiva” fatta da Bruxelles delle parole del portavoce. “Siamo a quelle parole, e dunque aspettiamo, non vogliamo immaginare scenari successivi”, afferma la portavoce di Jean-Claude Juncker Mina Andreeva quasi con rabbia, rispondendo alle domande dei giornalisti che chiedono se il prossimo esecutivo sarà in grado di entrare in servizio il primo dicembre.
Nella Guida si dice esplicitamente che: “Il Regno Unito non dovrebbe di norma nominare o presentare candidati per incarichi internazionali di alto livello (compresi quelli per le istituzioni europee) fino a dopo le elezioni”. Quando è stato scritto questo passaggio era già chiara l’esigenza di indicare un candidato commissario, ma la formulazione, in realtà, resta aperta a una scelta “politica” da parte del governo basta sulle parole “di norma”, che potrebbero permettere forse la nomina. Ma nella campagna elettorale in corso, in gran parte centrata sulla Brexit, Johnson gioca il ruolo del “duro”, e dunque probabilmente vuol tenere l’Unione sul filo il più possibile.
Ecco di seguito il passaggio originale sulle nomine della Guida alle elezioni:
GENERAL ELECTION GUIDANCE 2019
Sec. M, point 10)
The UK should not normally make nominations or put forward candidates for senior international appointments (including appointments to European institutions) until after the election. It remains possible to make nominations or put forward candidates for other positions. Departments should consult their Permanent Secretary and the Propriety and Ethics 37 Team in Cabinet Office on appointments that risk being controversial between the UK political parties.