Bruxelles – Dal Grana Padano allo Champagne: sono in tutto 100 le eccellenze alimentari europee che saranno tutelate nel mercato cinese, grazie all’accordo bilaterale siglato oggi da UE e Cina per la protezione reciproca della denominazione di 100 indicazioni geografiche europee in Cina e altrettante IG cinesi nel mercato comunitario. Quando sarà passato al vaglio di Eurocamera e Consiglio, l’accordo sarà in vigore entro la fine del 2020.
Come ricorda la Commissione europea, la Cina rappresenta la seconda destinazione per l’export agroalimentare comunitario, con un totale di 12,8 miliardi di euro in esportazioni tra settembre 2018 e agosto 2019. Pechino è inoltre la seconda destinazione per l’export di prodotti protetti come indicazioni geografiche che comprendono anche vini e prodotti agroalimentari.
“I prodotti di indicazione geografica europea sono rinomati in tutto il mondo per la loro qualità – ha spiegato il commissario UE per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan – e i consumatori sono disposti a pagare un prezzo più elevato, confidando nell’origine e nell’autenticità di questi prodotti, premiando ulteriormente gli agricoltori”. Secondo il commissario, l’accordo bilaterale siglato oggi con la Cina dimostra l’impegno dell’UE “a lavorare a stretto contatto con i nostri partner commerciali globali come la Cina. È una vittoria per entrambe le parti, rafforzando le nostre relazioni commerciali, avvantaggiando i nostri settori agricolo e alimentare e i consumatori di entrambe le parti”. Tra i 100 prodotti cinesi tutelati nel mercato UE anche diverse varietà di tè, di riso e le bacche di goji Chaidamu.
Dall’accordo siglato oggi ci sono ricadute importanti anche per l’export del Made in Italy: è lunga la lista di vini (Barolo, Chianti, Franciacorta), formaggi (Gorgonzola, Grana Padano, Pecorino Romano, Parmigiano Reggiano, Taleggio), salumi (Prosciutto di Parma e di San Daniele) che d’ora in avanti avranno un aiuto in più per contrastare imitazioni e falsificazioni del marchio d’origine. Un totale di 26 eccellenze del Belpaese, di cui la Mozzarella di Bufala rappresenta l’unico prodotto con provenienza dal Mezzogiorno.
Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, in questi giorni a Shanghai per il China International Import Expo (CIIE), ha ribadito ancora l’importanza dell’export per l’economia italiana “perché si produce in Italia, si crea in Italia e si vende nel mondo”. E da Bruxelles esulta l’intero Movimento 5 Stelle, secondo cui l’accordo tra UE e Cina “va nella giusta direzione” ma, fa notare l’eurodeputato 5 stelle Dino Giarrusso, ora “ci aspettiamo che, con eguale forza, la futura Commissione europea lavori per tutelare e proteggere anche i prodotti del Sud Italia”. Giarrusso punta il dito contro l’accordo che “a parte qualche rara eccezione, premia esclusivamente i prodotti del Nord. Bisogna fare di più – ribadisce – e al Parlamento europeo faremo sentire la nostra voce per difendere il Made in Italy e la nostra agricoltura da Nord a Sud”.
Luigi Scordamaglia, coordinatore di Filiera Italia, è prudente: “ Il bicchiere continua a essere mezzo vuoto”. Il riferimento è al numero di prodotti italiani protetti, circa il 3% di quelli a indicazione di origine. “Se è positiva l’intenzione di procedere nel tempo all’ampliamento della lista – spiega -, il pericolo è di incappare oggi in un nuovo ‘tranello’, così come è stato per il Ceta, che apra autostrade all’uso di termini generici come Parmesan, già consentiti, ma che adesso avrebbero l’avallo dell’Ue”. Secondo Filiera “Non bastano i riconoscimenti se questo significa gettare la spugna nella battaglia contro i generici”. E, conclude Scordamaglia: “Ora non si smetta di trattare per migliorare”.