Bruxelles – Più contributi. Non tantissimi, in verità, ma più contributi. L’Italia dovrebbe mettere sul piatto qualcosa come 2,5 miliardi di euro in più per il prossimo bilancio pluriennale dell’UE. Per il periodo 2021-2027 il governo dovrebbe mettere, in media, 360 milioni di euro all’anno in più rispetto a quanto fatto per l’attuale ciclo di bilancio (2014-2020). La Commissione europea si cimenta in un esercizio delicato e dall’utilità tutta da dimostrare.
A maggio dell’anno scorso il team Juncker ha messo sul tavolo la proposta per il nuovo bilancio, che da allora non ha visto alcun progresso di rilievo in ambito negoziale. Dunque l’esecutivo comunitario produce documenti dalla validità pressoché nulla perché puramente teorica. Vengono prodotte stime sui contributi nazionali che i governi non hanno mai confermato, perché gli Stati non hanno ancora iniziato a discutere di cifre.
Eppure grafici e tabelle ci sono, con voci relative ad ogni Stato membro e sulla base delle previsioni economiche di primavera. Dati aggiornati al 7 maggio applicati ad una proposta legislativa che molto probabilmente sarà stravolta una volta che Parlamento e soprattutto Consiglio entreranno nel merito del dossier.
Così ecco che l’Italia dovrebbe contribuire in termini di Reddito nazionale lordo (RNL), passando dalla spesa annuale media di 14,91 miliardi di euro per il periodo 2014-2020 ad una spesa annuale media attesa di 15,27 miliardi di euro, che sul totale dei sette anni 2021-2017 si traduce in un contributo pari a 106,89 miliardi di euro e il passaggio dallo 0,85% allo 0,87% del RNL (+0,02 punti percentuali, molto meno della media UE del +0,10 punti percentuali).
Ma è sulla risorse proprie che l’esercizio della Commissione europea rischia di creare un effetto boomerang. Non c’è ancora un bilancio perché, come detto, è in fase di negoziazione. Eppure si annuncia che le tasse raccolte a livello nazionale per permettere il funzionamento dell’Unione europea aumenteranno. Un messaggio non proprio dei migliori per chi fa politica, e che rischia di fare la fortuna dei sovranisti. Solo in Italia la raccolta dei dazi doganali e i prelievi sullo zucchero aumenteranno di 320 milioni di euro l’anno secondo le stime dell’esecutivo comunitario.
Confermati i tagli alla Politica agricola comune (PAC). Si passa da un contributo dello 0,33% rispetto al Reddito nazionale lordo ad un contributo comunitario dello 0,26%. Aumenta invece il contributo comunitario per le politiche di coesione (dallo 0,29% allo 0,31% in rapporto al RNL italiano).