Roma – Nella notte è arrivato il comunicato congiunto: il matrimonio tra Fiat e Peugeot si farà entro qualche settimana, il tempo di definire i dettagli del memorandum vincolante per la fusione. I due consigli di amministrazione di FCA e PSA, ieri nel giro di poche ore hanno deliberato la scelta di formare un gruppo con partecipazione paritaria che avrà come CEO Carlos Tavares e come presidente John Elkann. Fatturati e mercato faranno del nuovo colosso il quarto produttore mondiale di automobili.
Ma la vera sfida è nella direzione in un futuro di “mobilità connessa, elettrificata, condivisa e autonoma – si legge nell’annuncio – la società risultante dalla fusione farà leva sulla sua forza nella ricerca e sviluppo e sul suo ecosistema globale per accelerare l’innovazione e affrontare queste sfide con agilità ed efficienza negli investimenti”.
Nei dettagli demandati ai rispettivi team che scriveranno il memorandum, gli assetti della nuova società che prevedono un board di 11 componenti, 6 al gruppo francese e 5 a quello italo-americano. Per arrivare alla parità Peugeot dovrà trasferire agli azionisti la partecipazione nella società di componentistica Faurecia, mentre Fiat assegnerà ai suoi un dividendo di 5,5 miliardi. La sede sarà in Olanda.
Molto soddisfatti i protagonisti dell’operazione, per Tavares “una convergenza che crea un significativo valore per tutti gli azionisti e apre a un futuro brillante per la società risultante dalla fusione”. Mike Manley, Ceo di FCA ricorda “la lunga storia di cooperazione con il gruppo francese (già attiva con una joint per i veicoli commerciali), convinto che, insieme a tutte le nostre persone, potremo creare una società leader nella mobilità a livello globale”.
Con qualche nota di entusiasmo eccessiva, qualcuno l’avrebbe già definita una fusione verde per gli obiettivi che puntano allo sviluppo dell’elettrico su cui altri competitor come Volkswagen sono più avanti. Le perplessità restano invece su un investimento importante dedicato all’auto privata poco compatibile con la svolta green.
Oltre gli ottimismi, si tratta ora di verificare se i gli assetti societari saranno compatibili e le quote di mercato saranno compatibili con le regole della concorrenza. Un dossier che sarà valutato dagli uffici della Commissaria Margrethe Vestager, non appena saranno noti tutti i dettagli dell’operazione. L’altra lente che sarà utilizzata da Bruxelles sarà però quella riferita agli obiettivi di abbattimento di Co2, regole che in questo caso potrebbero giocare a favore della fusione.
Sul fronte politico francese il clima nei confronti di Fiat sembra essere cambiato dopo l’affare sfumato con Renault di cinque mesi fa, e subito dopo l’annuncio ufficiale dell’operazione, il ministero dell’economia (azionista di PSA al 12,7 %) ha diffuso un comunicato nel quale il ministro Bruno La Maire, accoglie con favore l’operazione e rende merito all’industria dell’auto francese “che ha dato prova della sua capacità di ricerca e di innovazione tecnologica, in particolare in materia elettrica ed ibrida”. Dal ministero di Bercy resta alta la vigilanza per le garanzie dell’occupazione e della futura impronta industriale. Per il ministro italiano Roberto Gualtieri, “il governo è rispettoso della trattativa di mercato ma nella consapevolezza che si tratta di un’importantissima azienda del Paese, seguiamo con grande cura e attenzione”, segnalando in generale che si tratta di “processi di razionalizzazione inevitabili”. Sul fronte sindacale le preoccupazioni maggiori arrivano dai francesi della CGT e dalla FIOM secondo cui la fusione è molto rischiosa per il futuro degli stabilimenti italiani nei quali c’è una forte presenza di cassintegrati.