Roma – La prima conferma arriva da Torino: “stiamo dialogando”. A Parigi una convocazione straordinaria del consiglio d’amministrazione fa capire che qualcosa bolle in pentola. FCA ci riprova e sempre in Francia va a cercare il partner che stavolta si chiama PSA Group, che vuol dire Peugeot-Citroen, controllata da un’altra famiglia storica legata all’industria automobilistica europea.
A pochi mesi dall’affare sfumato con Renault, per le forti perplessità dell’azionista pubblico francese e le ostilità del socio Nissan, il gruppo italo-americano rilancia: una fusione alla pari che porterebbe alla nascita di un gruppo da 45 miliardi di euro, il quarto produttore mondiale con quasi 9 milioni di auto vendute. Il capo di PSA, Carlos Tavares diventerebbe il CEO del nuovo colosso mentre John Elkann ne sarebbe il presidente.
Finora non sono trapelati altri dettagli dell’operazione anche se sembra che la prima mossa potrebbe arrivare oggi dopo la riunione del board francese. I mercati hanno subito premiato le intenzioni delle due case automobilistiche che a Milano e Parigi hanno aperto con guadagni rispettivamente del 9 e del 7 %.
Le incognite dell’operazione, come ovvio, esistono pure stavolta ed è ancora al ministero dell’economia in Francia che bisogna guardare. Lo Stato è infatti azionista attraverso la banca pubblica d’investimento BpiFrance con il 12,7 % (il 18,5 % dei diritti di voto). “Aperti sull’operazione, vigili sulla governance, la tutela del lavoro e l’impronta industriale” fanno sapere fonti del ministero di Bercy, che al contrario di quanto accadde con l’offerta a Renault, mostrano più interesse, rilanciando “la necessità di consolidare l’intero settore” e in questo caso di permettere “la nascita del quarto gruppo auto e far fronte alle nuove sfide della mobilita”. Davanti alle mosse di un gruppo privato il governo italiano si mette alla finestra, “osservando quello che accade per un’operazione di mercato su cui è corretto non rilasciare dichiarazioni”, dice il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.
La seconda variabile potrebbe essere l’azionista cinese Dongfeng motors che in presenza dell’ingresso di un socio italo-americano avrebbe più di un problema a restare con il suo 14,7 %, che però avrebbe già maturato significative plusvalenze in questi anni e dunque la sua uscita potrebbe esser gestita.
La fusione dei due gruppi riunirebbe i marchi FIAT, Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, DS, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot e Vauxhall. Se dovesse nascere il nuovo gigante automobilistico, per i due produttori si affacciano numerose opportunità motivo per cui gli analisti e la stampa francese li hanno già definiti “fidanzati perfetti”. Per FCA si profila la possibilità di muovere un mercato europeo in stallo da troppo tempo e soprattutto recuperare i ritardi nell’elettrico e nella guida autonoma, la sfida principale della mobilità futura. Per i francesi di PSA si aprirebbe l’accesso al mercato Usa con un socio che, tra gli altri vantaggi le consentirebbe di superare i paletti dell’antitrust, sempre attenta a un’espansione solo in ambito europeo. In ogni caso, se il matrimonio dovesse andare in porto, si accenderanno i riflettori della Commissione con la conferma alla Concorrenza della vicepresidente esecutivo Margrethe Vestager, che pure nella legislatura precedente ha mostrato molta determinazione nel far rispettare le regole dell’antitrust da parte delle imprese europee.