Bruxelles – Scattano i minuti di recupero per trovare l’intesa sul piano a lungo termine che favorisca il transito di gas dalla Russia all’Europa, passando per l’Ucrania. Non è bastato il quarto round di negoziazioni a mettere d’accordo Mosca, Kiev e Bruxelles, impegnate a raggiungere uno snodo entro il primo gennaio 2020. L’attuale commissario europeo per il mercato unico digitale, Maroš Šefčovič, si trova ora in un limbo. Finché il nuovo team von der Leyen non scenderà in campo, lo slovacco continuerà a vestire i panni di commissario per l’unione energetica portando avanti il negoziato trilaterale, ormai stagnante, tra Ucraina, Russia e Unione europea. Le lancette corrono e non ci sarà da meravigliarsi se il passaggio del testimone tra Šefčovič e il suo successore (in materia di strategie energetiche per l’Ue) arrivi prima che si sciolga l’impasse.
Si conclude ieri, senza risultati, l’ultima di una serie di trattative finalizzate a rinnovare il contratto a lungo termine per il passaggio di gas dalla Russia all’Ucraina. Il dialogo energetico tra i due paesi si surriscalda con il passare dei minuti: mentre il contratto terminerà alla fine di quest’anno, i russi accelerano i piani di “circumnavigazione” dell’Ucraina con la realizzazione dei gasdotti “Nord Stream 2”, finalizzato a trasportare il gas in Germania attraverso il mar Baltico, e “Turkish Stream”, per il trasferimento di gas in Turchia via mar Nero. Qual è stato Il risultato dello scontro tra gli interessi geopolitici russi e ucraini? Ulteriore attrito tra Gazprom, il monopolio russo per la produzione di gas naturale, e Naftogaz, la principale società nazionale Ucraina per l’estrazione, il trasporto e il raffinamento di gas naturale e petrolio.
“Il tempo sta volando, non sono soddisfatto del risultato di oggi e lo dico apertamente. Ci deve essere un maggior senso di urgenza” ha dichiarato con preoccupazione Šefčovič , che continua rassicurando: “Nonostante i rallentamenti, non manca la volontà politica di raggiungere un punto d’incontro il prima possibile”.
C’è un altro problema. Mosca non è convinta appieno del ruolo amministrativo che rivestirà Bruxelles nell’assicurarsi che le future impostazioni tariffarie sul passaggio del gas debbano conformarsi alle pratiche legislative europee. Non solo, al contrario della rappresentanza Ucraina, i russi si sono posti contrari ai criteri focali che avrebbero dovuto strutturare il contratto di transizione del gas. In particolare, ha spiegato Šefčovič, Mosca esorta a revisionare le trattative sul volume delle forniture di gas destinate in Ucraina.
“SI, non sono soddisfatto, ma di certo non mi arrenderò fino quando ci sarà tempo a disposizione. Alla fine dell’incontro, c’è stata comprensione reciproca e sono totalmente convinto che si possa giungere ad una soluzione bilanciata a tempo debito” conclude più serenamente Šefčovič. Si aspetta il quinto round, che avrà luogo a novembre.