Roma – Sui dazi nessuna guerra al rialzo: se Donald Trump decidesse di fare il sovranista fino in fondo e di riequilibrare il surplus commerciale con l’Unione europea, sarebbero dolori per tutti. Italia preoccupata ma prudente. Restano fuori dalla lista nera vino, olio, pasta, caffè e dolci e la moda, dunque soffriamo meno degli altri partner europei, ma si tratta sempre di una partita che vale 117 milioni di dollari con un impatto negativo duplice: sullo stock di export e sui prezzi interni per un probabile eccesso di offerta. I dazi Usa sulle importazioni dall’UE, scattati dal 18 ottobre per un valore complessivo di 7,5 miliardi di dollari, ci “fanno comunque male” pur rappresentando solo lo 0,86 % del totale.
Cifre indicate nell’aula di Montecitorio durante il Question time con il ministro agli Affari europei Enzo Amendola che ha risposto alle preoccupazioni avanzate dall’opposizione di Fratelli d’Italia che accusa il governo “di non fare abbastanza per tutelare le imprese italiane”.
I dazi americani prevedono un rincaro doganale del 25 % autorizzato dall’Organizzazione mondiale del commercio, WTO, a causa degli aiuti al consorzio europeo Airbus a cui però l’Italia non partecipa. Una penalizzazione fuori misura, ma parmigiano, mozzarelle e provolone sono rimasti impigliati anche per le pressioni della lobby lattiero casearia americana che ora spinge per far entrare prodotti similari nel mercato europeo, danneggiando i marchi di qualità. Un’accusa rilanciata da alcune associazioni di categoria che per evitare questi rischi chiedono a Bruxelles una maggiore tutela dei consorzi DOP e di Indicazione Geografica tipica.
In attesa della decisione dell’amministrazione Trump, il 13 novembre prossimo, sull’eventuale imposizione di tariffe anche all’importazione di beni del settore automotive, il ministro Amendola suggerisce di evitare il carosello dei dazi, ricordando poi che l’UE potrebbe riequilibrare la partita su un’ulteriore sentenza del WTO, attesa in primavera sempre per gli aiuti all’industria aeronautica americana. Come ha detto anche il presidente Mattarella nella recente visita alla Casa Bianca, un’imposizione reciproca è dannosa per entrambe le economie sulle due sponde atlantiche”. Così “l’Italia è contraria ad alimentare la spirale di “azione – ritorsione” tipica delle guerre commerciali”, rilanciando a un nuovo quadro di negoziazione dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti.
Per l’immediato il governo ha già avanzato al Commissario europeo Phil Hogan alcune proposte con le contromisure per mitigare gli effetti della dogana americana. Tra queste c’è la richiesta di attivare l’ammasso privato di formaggi per riequilibrare il mercato, maggiori risorse per la promozione (anche negli USA) a sostegno dei prodotti colpiti dalle tariffe e misure di compensazione per le aziende coinvolte, alimentate con un fondo europeo specifico. Strumenti che potranno essere calibrati meglio quando si avrà un quadro più preciso dell’impatto delle sanzioni, e ricordando che, anche per la Commissione, la scelta delle ritorsioni sarebbe comunque l’ultima ratio.