dall’inviato
Strasburgo – “Io sono romanista DOC, in quanto mio padre è nato a Testaccio, la culla storica e sportiva della nascita della Roma, e la mia famiglia è testaccina”. Ci tiene a ricordarlo e a precisarlo Fabio Massimo Castaldo, perché non si abbiano dubbi sulla fede calcistica. Perché la Roma è una cosa importante, nel suo caso anche un vero e proprio affare di famiglia. “Tutti quanti, tra zii, cugini, parenti, siamo tutti convintamente adepti della causa giallo-rossa”, dice il vicepresidente M5S del Parlamento europeo, che con Eunews parla di un suo lato meno noto in una pausa dei lavori dell’Aula.
Eunews: in questa legislatura siamo stati abituati a Frans Timmermans che ha ostentato come ha potuto la sua fede. Lei invece lo ha fatto in modo molto più discreto. Coltiva questa fede in maniera più intima?
Castaldo: “No, assolutamente. La sfoggio con molto piacere e mal si concilia ormai con i ritmi della mia vita, specie negli ultimi cinque anni, ma penso di fare un’ottima concorrenza a Frans, col quale mi intrattengo proprio per parlare delle croci e delizie calcistiche. In questi ultimi anni più croci che delizie, purtroppo…”
E: Ha fatto riferimento alla sua attività di parlamentare europeo. E’ difficile essere un tifoso sempre presente con l’attività del Parlamento? Spesso siete qui, e la Roma in mezzo alla settimana gioca le coppe…
C: “Questa è una. Ma è ancora più difficile perché chi è molto assiduo nella presenza qui, come lo sono io, poi si ritrova a fare gli eventi sul territorio durante il week-end. Tante volte, quasi sempre, mi è impossibile persino vederla alla TV. Figuriamoci andare allo stadio o in trasferta… Nonostante questo la seguo e ogni volta che posso è sempre un grande piacere”.
E: Questa Roma americana le piace?
C: “Senz’altro posso dire che la nuova proprietà americana ha portato un modello di management molto più professionale e molto più adatto alle sfide del mercato di oggi, un modello che punta a fare della Roma un brand globale. Questo è ciò che prima era mancato, il che si traduce poi in minori introiti e minore una possibilità di essere competitivi. Quello che non vorrei è che si perdesse lo spirito e la veracità romanista tipica del modo di vivere, anche in modo viscerale, il calcio tipico della nostra città”.
E: Il nuovo allenatore la sta convincendo o forse un po’ troppo zemaniana, guardando alla difesa?
C: “E’ stata una scelta coraggiosa. In alcune partite ho visto sprazzi di gioco entusiasmanti, vero è però che stiamo patendo un mercato forse incompleto per quanto riguarda il reparto difensivo. Vedo difficoltà di troppo. Quel modulo funziona se si ha una retro-guarda molto forte, dinamica, disciplinata da punto di vista tattico sennò si rischia di avere un approccio zemaniano. Credo che il vero problema da risolvere è quello del numero elevato di infortuni. Anche quest’anno siamo primi in questa classifica. O c’è qualcosa problema nelle strutture di allenamento o nelle metodologie di allenamento. C’è qualcosa che non va. Questo è il problema numero uno da risolvere, perché puoi fare tutto il mercato che vuoi ma se poi la rosa è piena di indisponibili quando devi lottare su tre fronti la situazione diventa insostenibile”.
E: Domanda a metà strada tra fanta-politica e fanta-calcio: da tifoso romanista che si occupa di affari europei, lei l’avrebbe inserito lo stadio della Roma nella lista degli investimenti strategici di Juncker?
C: (Ride, ndr) “Adesso il tifoso va in conflitto con il politico . Il politico può dire che gli investimenti strategici sono altri, e legati alla riconversione del nostro modello di società e di economia verso un paradigma più sostenibile e molto più green. Sullo stadio abbiamo sempre detto, e lo ribadisco, che vogliamo uno stadio, ma che sia fatto bene, che sia pienamente sostenibile per il tessuto urbano e la mobilità, che sia esempio di sostenibilità ambientale, che sia un fiore all’occhiello e non solo un’occasione di crescita e sviluppo. Speriamo che alla fine del processo, peraltro piuttosto tormentato, si possa arrivare a raggiungere questo obiettivo”.
E: Europa, libertà di circolazione, sentenza Bosman. Anche guardando alla Roma, che tradizionalmente ha un vivaio piuttosto fertile, non teme che l’uso fatto in Italia della sentenza Bosman stia penalizzando questo sistema a scapito dei giovani talenti di casa nostra?
C: “Sì, questo è un rischio evidente. Purtroppo temo che in Italia ci sia stata poca coscienza di questo pericolo. Solo ultimamente si è parlato delle squadre B da inserire nelle serie inferiori, quando in Spagna e in Germania tanto si è fatto in questi anni. Servono politiche di accompagnamento di questi giovani verso le serie maggiori”.
E: Qui in Parlamento si è passati da un presidente sfegatato juventino, Tajani, a un presidente sostenitore della Fiorentina, Sassoli. Calcisticamente parlando meglio Sassoli, quindi?
C: (Ride, ndr) “Qua mi mette in difficoltà, perché sono stati entrambi miei presidenti. Tajani lo è stato la scorsa legislatura, Sassoli lo è adesso. Dovendo scegliere di simpatie personali ne ho più per la Fiorentina che per la Juve, ma alla Juve devo riconoscere un modello di gestione e una mentalità vincente che le danno obiettivamente una marcia in più”.
E: Damiano Tommasi è stato testimonial di Stavoltavoto ed è venuto a Strasburgo. L’ha incontrato?
C: “Purtroppo no”.
E: Un motivo in più per re-invitarlo.
C: “Assolutamente sì, mi farebbe un immenso piacere. E’ stato uno dei calciatori che più ho stimato non solo da un punto di vista tecnico e per l’attaccamento ai nostri colori, ma per la sua grande umanità e la sua grande sensibilità”.
E: Qualcuno ha iniziato a paragonare Zaniolo a Totti…Lei che ne pensa?
C: “Molto prematuro. E’ un ragazzo con grandi potenzialità, con grandi mezzi, sia tecnici che fisici, ha fatto vedere numeri importanti ma quando parliamo di Totti parliamo del calciatore che più di tutti ha fatto la storia della nostra società, un calciatore simbolo, un idolo. Totti ha rifiutato persino il Real Madrid per rimanere a essere il punto di riferimento della nostra squadra. Zaniolo ha ancora tanta strada da fare. Ne riparliamo tra dieci anni”.
E: Se ci dovesse essere un’opportunità per portare Totti in Parlamento europeo la prenderebbe in considerazione?
C: “Assolutamente sì, ma non dovrebbe essere un visita di cortesia. Lo inviterei per un evento importante, che potrebbe essere legato al fatto che io ricopro il portafoglio per i diritti umani e la democrazia e se volesse darci una mano per difendere la causa dei minori vittime di tanti conflitti, come quello di questi giorni in nord della Siria, lo inviterei. E poi ci faremmo una bella chiacchierata sulla Roma, e sono sicuro che avrebbe tante cose da dirmi”.