Bruxelles – Angela Merkel non ci sta, non riesce ad accettare che i negoziati per l’adesione all’Unione europea di Albania e Macedonia del Nord si siano interrotti sul nascere per il veto posto dalla Francia.
La cancelliera tedesca, intervenuta oggi al Consiglio europeo, si è apertamente dissociata dalla linea prevalsa ieri sera, al termine di lunghe discussioni con gli altri 27 leader dell’Unione. Nemmeno un paio di settimane fa il Bundestag aveva approvato una mozione a favore dell’apertura dei negoziati per l’ingresso dei due Paesi balcanici nell’Ue e Donald Tusk, in visita sia a Tirana che a Skopje, aveva rassicurato i rispettivi capi di Stato circa la volontà dell’Unione di procedere all’allargamento. La brusca retromarcia imposta dall’opposizione di Emmanuel Macron, incontra l’imbarazzo, per non dire la delusione di Merkel. “Deploro apertamente il non essere riusciti a raggiungere l’unanimità sull’inclusione di Albania e Macedonia del Nord nell’Unione. Abbiamo perso una grande opportunità d’apertura ad aree strategiche in Europa”, ha riferito la cancelliera, ricordando che “la Repubblica federale tedesca rimane pronta a riaprire i negoziati, perché si tratta di una questione su cui bisogna continuare a lavorare”.
Altrettanto ferma Merkel lo è stata nel condannare l’offensiva turca nel Nord della Siria, sottolineando che, almeno su questo, la concordia tra i 28 è assoluta. “Abbiamo chiesto il ritiro immediato delle milizie turche dalle zone curde e condannato l’azione illegale di Ankara nei confronti di Cipro”, ha detto la cristiano-democratica. Poi è andata oltre, pensando al rischio che la crisi siriana intacchi gli accordi raggiunti due anni fa con la Turchia per bloccare i flussi di migranti dai Balcani, prevalentemente diretti in Germania. “L’Unione europea – rammenta Merkel – ha sostenuto i Paesi colpiti dall’immigrazione nel Mediterraneo, ma voglio riconoscere anche l’enorme lavoro d’accoglienza fatto dalla Turchia nei confronti di 3,6 milioni di rifugiati siriani”. Quindi, l’affondo: “La Germania pensa che si debba continuare a dare sostegno finanziario per queste attività”. Un chiaro riferimento al compenso economico che Erdogan si aspetta di ricevere e che, prima o poi, tornerà sul tavolo delle discussioni europee.