Bruxelles – Restano le incognite legate al voto del Parlamento britannico, ma Unione europea e Regno Unito l’accordo per un’uscita ordinata di Londra dall’UE l’hanno trovato. E’ giunto al termine di una maratona negoziale che ha tenuto in sospeso il vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE, fino all’ultimo senza sapere se vi fosse un testo da discutere o no. Il documento c’è, e c’è anche la nuova dichiarazione politica sulle relazioni dopo il periodo di transizione. L’annuncio lo dà il negoziatore capo dell’Unione, Michel Barnier a poco meno di tre ore dall’inizio del summit.
Lo scoglio principale, quello della frontiera irlandese, viene superato con un’intesa che prevede uno ‘status speciale’ per l’Irlanda del Nord. Dopo il periodo di transizione (14 mesi prorogabile fino a due anni con l’accordo delle parti) per quattro anni l’Ulster rimarrà allineata agli standard comunitari per quanto riguarda i beni, ma farà parte del sistema doganale britannico. Al termine del quadriennio il Parlamento di Belfast potrà decidere se mantenere in vigore questo regime oppure no a maggioranza semplice per altri quattro anni o con la maggioranza cross-community” , cioè di tutte e due le comunità del parlamento, per otto anni. “Noi riteniamo che sia sostenibile”, dice Barnier, fiducioso che la soluzione sia durevole e quindi confermabile.
L’Irlanda del Nord resta nel mercato unico europeo “per un numero limitato” di aree: beni, controlli fito-sanitari e veterinari, aiuti di Stato, prodotti agricoli, IVA. “E’ un buon accordo, equilibrato, e proporrò ai colleghi del Consiglio europeo di approvarlo”, ha detto il premier dell’EIRE Leo Varadkar.
Sull’IVA viene stabilito che sarà l’autorità britannica (HMCR) a modificare le aliquote del proprio sistema in Irlanda del Nord per allinearle a quelle europee relativamente ai soli beni, e saranno le autorità britanniche responsabili della riscossione dell’imposta. Inoltre, esenzioni e aliquote ridotte in vigore in Irlanda potranno essere applicate anche in Irlanda del Nord al fine di “evitare distorsioni” del regime fiscale sull’isola irlandese.
Rimanendo parte del sistema doganale britannico, l’Irlanda del Nord potrà di conseguenza beneficiare di tutti i futuri accordi commerciali che Londra sottoscriverà con i suoi partner.
Ci sarà un Comitato misto EU-Regno Unito (Joint Commitee) responsabile per la valutazione dei rischi delle merci in transito. Perché non si applicheranno dazi ai beni provenienti dal Regno Unito e diretti nel territorio UE e viceversa solo per i prodotto non a rischio. Barnier spiega che ci sono tutta una serie di elementi che determinano la pericolosità di un prodotto, quale la natura del prodotto (industriale o non industriale, finito o da processare, alimentare o no…). Nessun dazio sarà imposto sui beni mobili individuali.
“Ritengo l’accordo di oggi sia equilibrato, il migliore possibile, che dia certezza giuridica a tutti i settori”, commenta Barnier, consapevole che però prima del via libera formale del Consiglio serviranno quelli di Parlamento europeo e Parlamento britannico. L’invito è alla “cautela” perché Westminster potrebbe non vidimare il testo. C’è l’incognita agli unionisti del DUP, che fino a questa mattina si sono dichiarati contrari all’intesa.
Se tutto andasse per il meglio, ha spiegato Barnier, l’accordo potrebbe essere in vigore per il 31 ottobre, la data a oggi fissata per la separazione. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ritiene che tutto sarà approvato dai Parlamenti britannico ed Europeo. “Abbiamo un accordo, e questo vuol dire che non c’è alcuna necessita per nuovi prolungamenti” della permanenza di Londra nell’UE. “L’ultima parola spetta ai nostri Parlamenti. Noi siamo pronti a discutere delle future relazioni sin da subito, dall’1 novembre”. In generale “sono contento per l’accordo, ma sono triste per la Brexit”.
“E’ un risultato buono e giusto”, sostiene il premier britannico Boris Johnson. L’inquilino di Downing Street ora “auspica” che i parlamentari britannici sostengano l’accordo raggiunto. Il rischio di una bocciatura a Westminster c’è. Per questo si rivolge “ai colleghi parlamentari” per “fare in modo che la Brexit si realizzi senza ritardi”. Ma i numeri nella Camera dei Comuni rischiano seriamente di non esserci.