AGGIORNAMENTO del 15 ottobre: Dopo aver riferito ai ministri dei 27 riuniti a Lussemburgo circa lo stato dei negoziati Brexit, il capo negoziatore Ue Michel Barnier ha detto che “le discussioni sono difficili, sempre più difficili ad essere sincero, ma credo che un accordo questa settimana è ancora possibile”. Si sta lavorando a trovare un’intesa entro oggi, per poterla discutere al Consiglio europeo di giovedì. Se i tempi fossero più lunghi allora sarebbe necessario un Consiglio straordinario prima della fine del mese.
I have just debriefed EU27 Ministers in Luxembourg. 🇪🇺 unity remains strong. We want an agreement that works for everybody: the whole #UK & whole #EU.
On route back to Brussels to take stock w/ my colleagues.
Talks are difficult but I believe an agreement is still possible. pic.twitter.com/FxQHCajg5b
— Michel Barnier (@MichelBarnier) October 15, 2019
Anche il ministro britannico per la Brexit Steve Barclay mostra ottimismo, spiegando che si sta lavorando ad un’intesa entro il 31 ottobre e che un accordo è “molto possibile”.
L’intesa dovrebbe prevedere un confine doganale nel mare d’Irlanda, con Belfast che in sostanza resterebbe nell’Unione doganale europea mentre il resto della Gran Bretagna ne uscirebbe. Nella giornata di mercoledì è attesa una comunicazione di Barnier ai governi dei 27 sul raggiungimento o meno di un accordo nella notte.
There's still time to get a deal.#Brexit Secretary @SteveBarclay is at the General Affairs Council in Luxembourg today, holding further talks with European counterparts as we intensify our efforts to leave with a deal on 31 October. pic.twitter.com/u4ErZYXl5D
— Department for Exiting the EU (@DExEUgov) October 15, 2019
Bruxelles – Un accordo sulla Brexit potrebbe essere raggiunto questa settimana. A dirlo è il ministro degli Esteri irlandese, nonché viceprepremier liberal-conservatore di Fine Gael, Simon Coveney, che sull’ipotesi, al momento, si pronuncia lo stretto indispensabile: “Meno diciamo e meglio è, dobbiamo essere cauti”.
I segnali di un cambio di clima si erano percepiti già giovedì scorso, in occasione dell’incontro privato tra il Primo ministro britannico, Boris Johnson e l’omologo irlandese, Leo Varadkar. Un via libera al deal era parso possibile con il via libera dei governi dei 27 ai colloqui successivi tra il capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier, e il segretario di Stato britannico per l’uscita del Regno Unito, Stephen Barclay, avevano reso la prospettiva ancor più verosimile. Le aspettative crescono e, con esse, la fiducia nel lavoro di chi sta gestendo i delicati equilibri in gioco: “Penso, come ha detto il mio taoiseach (il premier irlandese, ndr), che un accordo è possibile, ed è possibile questo mese, forse anche questa settimana. Ma – ha detto Coveney – ancora non ci siamo arrivati. Dobbiamo dare tempo e spazio a Michel Barnier, al suo staff e ai responsabili britannici dei negoziati”.
Dopo anni di trattative ora qualcosa sembra smuoversi nella direzione di un accordo digeribile anche per i parlamenti britannico ed europeo, ma l’invito alla prudenza è totale. “C’è ancora molto lavoro da fare, ma oggi possiamo fare più progressi”, ripete il ministro degli Esteri di Dublino entrando al vertice con i colleghi dell’UE a Lussemburgo. La sua priorità, come quella di chi Barnier e di tutta l’Ue, è sempre la stessa: “Dare risposte certe a tutte le persone che le stanno aspettando e farlo il prima possibile”.
Poco dopo a Londra la regina Elisabetta II nel tradizionale discorso di apertura della sessione del parlamento britannico, ha esordito dicendo che “assicurare una Brexit il 31 ottobre è sempre stata una priorità del mio governo”.
Il cosiddetto “discorso della regina” è in realtà un testo programmatico delle principali attività sulle quali si impegna l’esecutivo nell’anno successivo, ed è scritto dal primo ministro. “Il mio governo – ha aggiunto la regina – intende lavorare per una nuova partnership con la Unione europea, basata su libero commercio e cooperazione di amicizia. I miei ministri lavoreranno per attuare nuovi regimi per la pesca, l’agricoltura, il commercio, cogliendo le opportunità che si presentano con l’uscita dalla Ue”. Un separazione, ha poi sottolineato, che comunque non comprometterà “il ruolo di protagonista negli affari internazionali” della Gran Bretagna.
La regina ha anche annunciato la volontà del governo di porre “fine libertà di movimento”, confermando che i cittadini che lavorano in Gran Bretagna “avranno il diritto di rimanere” anche dopo la Brexit, ma senza fornire dettagli.
Una novità, non legata alla Brexit, è la volontà del governo, espressa nel discorso, di introdurre l’obbligo di esibire un documento di identità con foto quando si va a votare.