Bruxelles – Sanzioni o non sanzioni alla Turchia? E in caso, di che tipo? E’ su questo che i capi delle diplomazie UE saranno chiamati a ragionare lunedì, quando si ritroveranno a Lussemburgo per il consiglio Affari esteri. Sono due i file che riguardano il Paese guidato da Recep Tayipp Erdogan: le attività di trivellazione nelle acque contese cipriote e le attività militari nel nord-est della Siria. Se per il primo dossier decisioni potrebbero essere prese nel senso di restrizioni mirate, sul secondo dossier i ministri si limiteranno al loro ragionamento per lasciare l’ultima parola ai leader, che si ritroveranno a Bruxelles il 17 e 18 ottobre per il vertice del Consiglio europeo.
Le trivellazioni turche sono stato oggetto di discussione politica, a livello ministeriale come a livello di capi di Stato e di governo. Lo scorso luglio il Consiglio ha mostrato ‘il cartellino giallo’ ad Ankara, sospendendo l’accordo bilaterale per l’aviazione civile e congelando temporaneamente il dialogo di associazione con la controparte turca, fino ad autorizzare la possibilità di esplorare sanzioni mirate come la sospensione dei prestiti attraverso la Banca Europea degli Investimenti (BEI) e lo stop all’erogazione dei fondi di pre-adesione, concessi dall’Ue ai Paesi candidati per finanziare le riforme indispensabili per soddisfare i requisiti richiesti per entrare a far parte del club a dodici stelle.
Diversa la questione del Kurdistan siriano. L’Ue in queste ora ha scelto la via della diplomazia, facendo appello alla Turchia di porre fine all’intervento militare. Si teme che gli appelli cadano nel vuoto, e si cerca di capire come dissuadere Ankara. Niente è deciso, per il momento. Ma niente è neppure escluso. I ministri non si assumeranno la responsabilità di indicare ai loro leader la via da seguire, e lasceranno a loro il compito di stabilire come procedere.