Bruxelles – Via le armi da fuoco. Usiamone altre, più efficaci: politica e diplomazia. E’ il senso del discorso di Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera, che ha duramente condannato l’invasione turca della Siria nordorientale, ritenendo che questa possa dare nuova linfa vitale al Daesh (lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria) e alimentarne la minaccia alla sicurezza europea e internazionale.
L’obiettivo è chiaro: “porre fine alla violenza, sconfiggere il terrorismo e promuovere la stabilità in Siria e nella regione in generale”, spiega Mogherini. Ma senza passare per l’azione violenta. Bruxelles ha ben presente il ruolo cruciale della Turchia nella regione siriana, ma non può condividerne la condotta che, col pretesto di preservare il territorio dal terrorismo, ne sta di fatto minando l’integrità e la sovranità. “Le preoccupazioni di sicurezza della Turchia dovrebbero essere affrontate con mezzi politici e diplomatici, non con azioni militari, conformemente al diritto internazionale comunitario”, sostiene l’Alto rappresentante. E aggiunge: “L’Ue non fornirà assistenza per la stabilizzazione e lo sviluppo in settori in cui i diritti delle popolazioni locali sono ignorati”.
Parole avallate dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “Chiedo con forza alla Turchia d’interrompere immediatamente ogni azione militare. C’è una popolazione che ha già sofferto duramente, non dobbiamo metterla in condizione di avere altre sofferenze. Che si fermi questo intervento che non sarà mai la soluzione ai problemi che abbiamo”. Il suo discorso ricalca quello di una donna che ha visto coi suoi occhi le conseguenze disastrose dei bombardamenti in Siria. Ilham Ahmed, presidente del Comitato esecutivo del Consiglio democratico siriano, ha voluto venire di persona a Bruxelles per chiedere alle istituzioni europee di “non abbandonare i siriani” e di non chiudere gli occhi su Erdogan.
“Gli Stati dell’Ue devono ritirare al più presto i loro ambasciatori dalla Turchia perché sta violando troppe leggi internazionali e continua a danneggiare la Siria. Questo crimine va fermato e la Turchia deve essere sanzionata per quello che ha fatto”. Ahmed parla a voce bassa, ma scandisce ogni parola e guarda uno a uno i giornalisti seduti ad ascoltarla insieme agli eurodeputati della Sinistra (GUE), che hanno organizzato l’evento. E’ convinta che la Turchia stia mettendo a rischio la vita di milioni di persone perché vuole ampliare i propri confini e occupare la Siria. A poco sono valsi – spiega – gli interventi delle Turkish Armed Forces (TAF) sul territorio nordorientale della regione: “molti miliziani ISIS sono riusciti a fuggire e ora il rischio che dilaghino nella regione è grande. La situazione deve essere fermata immediatamente e l’Europa può fare la sua parte nel raffreddare fin d’ora i rapporti con la Turchia”.
Poi, l’appello a Donald Trump, che ha deciso il ritiro dei soldati americani dal nord della Siria, dando il via libera alla strage turca: “Invece di abbandonarci e di lasciarci in preda all’invasione turca, il presidente s’impegni a trovare una soluzione politica a tutta questa storia. E lo faccia dialogando. Noi siriani non dimentichiamo l’impegno americano a proteggerci dall’ISIS, ma vogliamo che Trump si ricordi che abbiamo pagato un prezzo inaudito in termini di vite umane. Ora vogliamo solo la pace e la stabilità ai confini della Siria. Vogliamo essere aiutati a difendere la nostra unità. Nei fatti, non a parole”.