Bruxelles – Il settore delle costruzioni italiano si trova nelle sabbie mobili della burocrazia da anni, e l’agenda eco-sostenibile dell’Unione europea tende una mano per uscire dal pantano. Il problema è capire quanto la presa possa essere salda, avverte Gabriele Buia, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE). “Siamo ad una fase embrionale di questo nuovo dialogo con le istituzioni, e siamo disposti a condividere le priorità della Commissione europea in materia di sostenibilità”. In questo percorso “è però fondamentale che queste politiche non danneggino o penalizzino il sistema italiano. Non sarebbe la prima volta”.
Il motto dell’ANCE è dunque “meno burocrazia, più Europa”. Il mondo delle costruzioni avrà un ruolo fondamentale all’interno delle ambizioni europee di portare a termine il “Green Deal”, con cui la Commissione von der Leyen aspira a divenire leadership globale per la transizione verso un’economia a emissioni zero.
“Siamo particolarmente coinvolti in questo cambiamento generale”, continua Buia, ricordando che “il 36% delle emissioni impattano sul ramo immobiliare”. Dunque “Il ruolo delle costruzioni ha un’importanza fondamentale sul fronte economico, sociale ed ambientale, è un punto chiave per la svolta verso la sostenibilità”. Il settore dell’edilizia in Italia è ancora indietro rispetto ai paesi europei più innovatori in materia di economie “green”, denuncia il presidente dei costruttori, deciso a fare ancora più lobby in Europa per aiutare le imprese associate a rimanere al passo coi tempi.
Non solo. E’ intenzione del presidente dell’ANCE lavorare a Bruxelles perché le norme europee sulla sostenibilità si adeguino anche al tessuto tessuto economico italiano, principalmente sorretto dalle Piccole e Medie Imprese (PMI). “Se l’attenzione europea si volge esclusivamente verso le grandi realtà industriali si va a sfavore del nostro sistema economico”, visto che “una piccola impresa tedesca vale una grande nostra”.
Il vero ostacolo per l’Italia è sé stessa, lamenta ancora Buia. Nel Paese grandi opere non decollano e le risorse sono bloccate. La scarsa efficienza della pubblica amministrazione ha portato a “una pesante sedimentazione normativa” che impedisce ogni rapida innovazione del settore edilizio. “Ci sono 80 miliardi di euro che giacciono nelle casse dello stato” sottolinea il presidente dell’ANCE, che punta il dito nuovamente contro la burocrazia. “Dallo stanziamento iniziale delle legge di bilancio a quando si aprono i cantieri, passano anni”. La pubblica amministrazione italiana ha ritardi su pagamenti pari a otto miliardi. “E’ palese che, con una situazione simile qualunque norma innovativi arrivi dall’Europa impiegherebbe anni per essere attuata”.