Bruxelles – Nessun fuoco amico o quasi per Paolo Gentiloni. Gli italiani, pure quelli orfani del governo a trazione leghista, non piazzano alcuna mina e a conti fatti sono stati i tedeschi della “maggioranza Ursula” del PPE a mettere più in difficoltà il Commissario designato.
Via libera con convinzione invece dai popolari italiani: nessuno di loro tra i 25 interventi in aula ma in aula per buona parte si fa vedere anche Silvio Berlusconi. “Una buona prestazione che spero abbia soddisfatto la Commissione – dice da bordo campo il leader di Forza Italia – lo sosteniamo in quanto italiano, riguardoso dei problemi dell’Europa ma sempre avendo come primo input la difesa dei nostri interessi”.
Se ostilità si possono definire, quelle arrivano dagli eurodeputati della Lega Antonio Maria Rinaldi e Francesca Donato, che tentano l’affondo chiedendo come farà Gentiloni a far passare una legge di bilancio italiana con una riduzione del deficit peggiore di quella dello scorso anno. Per i paladini anti euro obiettivo scoperto: far emergere che questa Commissione non sarà dura come quando c’erano loro e dunque dimostrare che intorno alle forze sovraniste si è voluto mettere una sorta di filo spinato. Gentiloni va oltre: “la manovra italiana non è ancora scritta, in ogni caso se sarò confermato valuterò i bilanci di tutti i 27 con i criteri stabiliti dalle regole del patto, flessibilità compresa”.
Rinaldi gioca anche il suo cavallo di battaglia dell’output gap, il differenziale tra PIL effettivo e potenziale per aprire le maglie della spesa in deficit ma la replica non concede margini: fino a quando quelle misurazioni non saranno attendibili, i parametri di riferimento non cambiano.
L’attesa dell’Italia per una nuova stagione di investimenti va oltre la valutazione politica del candidato, ed è il pentastellato PierNicola Pedicini che chiede maggiori dettagli sugli interventi nella cornice del green deal, ovvero come consentirli in quei Paesi già molto indebitati come l’Italia. I “vincoli spesso sono interni, non nelle regole del Patto” dunque l’appello è a rimuovere quegli ostacoli.
Affinché l’Europa non dia con una mano e con l’altra riprenda accorerebbe “lo scomputo del cofinanziamento sui fondi di coesione” dice Raffaele Fitto del gruppo dei Conservatori. Richiesta legittima che rientra nella revisione delle regole, six e two pack, che tuttavia per Gentiloni non può essere l’unica soluzione di tutti i problemi dei budget dei Paesi in difficoltà.
Nessun italiano del gruppo dei Socialisti e democratici ma a fine seduta è il capo delegazione del PD, Brando Benifei, a esprimere soddisfazione per l’esito dell’audizione. “Gentiloni ha indicato in maniera chiara le priorità che intende affrontare nei cinque anni e in particolare la volontà di lavorare per un sistema di assicurazione europeo contro la disoccupazione e per la difesa dei fondi per la coesione, temi fondamentali per costruire un’Europa sociale su cui da tempo si batte il Partito democratico”.