Bruxelles – “Ambizione e condivisione”. Con queste due parole Paolo Gentiloni, commissario designato agli affari economici, traccia il senso di marcia del suo incarico davanti alle commissioni riunite del Parlamento europeo per una delle audizioni più attese della squadra di Ursula von der Leyen. Incarico delicato, si capisce, l’Italia ha un debito molto alto, la paura che possa allargare le maglie è forte da parte dei Paesi e dei partiti più rigoristi.
In premessa Gentiloni è rassicurante: “lavorerò a stretto contatto con il collega Dombrovskis e con tutto il collegio”. Sui timori l’invito è esplicito: “sono italiano, appartengo alla famiglia dei Socialisti e democratici ma, se confermato, sarò il commissario Europeo e valuterò con questo principio i bilanci di tutti i Paesi membri”.
Il patto di stabilità e crescita è inevitabilmente il tema privilegiato, graticola preferita e Gentiloni spiega che “le regole sono nel patto, la flessibilità è prevista e non è una concessione agli uni o agli altri”. Messaggi per chi teme che nell’interpretazione ci siano margini di giudizio per privilegiare governi o paesi in maniera differente. Certo si tratta di “regole che sono il contrario della semplicità, il patto di stabilità non è perfetto specie se si tratta di fare delle scelte di politica economica anticiclica” ma allora si tratta di lavorare per una revisione del six e two pack, che Consiglio e Commissione dovrebbero esaminare entro l’anno.
Quando il Commissario designato spiega il metodo di lavoro parla italiano ma poi entrando nel merito e nelle questioni tecniche vira sulla lingua inglese. Succede per esempio quando spiega che il patto è stato a volte rigido ma anche permesso di evitare guai maggiori. Ora che “il rallentamento dell’economia è chiaro e non sappiamo quanto durerà”, si deve riflettere sui limiti della politica monetaria e dunque “i Paesi membri che hanno margini di bilancio è opportuno che li usino”. Sempre in tema di regole UE ha ricordato che “non sempre sono l’ostacolo per l’efficace realizzazione di investimenti”, che sono previsti dal patto ma che “non dobbiamo ignorare che molto spesso la difficoltà nel promuoverli sono all’interno degli Stati membri anche quando vi sono risorse non ci sono vincoli”.
Gli investimenti del green deal sono la leva su cui Gentiloni promette di impegnarsi, in linea con il corso della presidente eletta Ursula von der Leyen. Si ragiona sulla possibilità di scomputare gli interventi pubblici in materie ambientali e di sostenibilità, una possibilità che definisce “molto seria” e invita a non trascurare. Un tema molto sentito a sinistra e dal fronte politico dei verdi che nella valutazione dell’audizione si sono poi aggiunti alla “maggioranza Ursula”.
Il candidato del governo italiano ha inoltre insistito molto sule politiche fiscali, un altro tema cruciale del composito incarico. Replicando a diverse domande in proposito considera il tema dell’armonizzazione fiscale e delle regole molto differenti tra i vari Paesi un “problema politico e non tecnico” a cui però l’UE non ha dato finora risposte adeguate. In particolare ha messo in evidenza l’ostacolo del voto all’unanimità che ha frenato anche nella precedente legislatura la Digital tax.
Tuttavia per Gentiloni “non è accettabile che si crei valore con i nostri dati e non si paghino le tasse adeguate nel posto dove questo valore viene prodotto”. La promessa: “Se entro l’anno non ci sarà su questo punto una decisione a livello internazionale” con il coinvolgimento del G20, “l’Europa dovrà presenterà una sua proposta” e prenderà una decisione. Incalzato a sinistra sul tema del lavoro e delle protezioni sociali, ha rilanciato la proposta dell’assicurazione europea sulla disoccupazione che deve però ancora essere formulata nei dettagli. “Stiamo ancora discutendo la formula più efficace”, specialmente su come dovrà essere finanziata, se “tramite sussidio diretto o prestito o un mix tra le due soluzioni.
Pur avendo passato senza problemi anche il vaglio della Commissione giuridica prima dell’audizione, Gentiloni è stato chiamato a rispondere sul portafoglio finanziario personale. “Ho liquidato tutto e non era milionario – ha detto – ma per alcune centinaia di migliaia di euro”.
In conclusione un nuovo appello al Parlamento e alla “rispetto degli eletti”. Non mi rassegnerò a situazioni di stallo, non ci possiamo più permettere di non decidere, e coinvolgerò il più possibile il Parlamento prima di ogni decisione importante in Consiglio”. Un metodo che “non è dettato solo dalle regole istituzionali ma una precisa scelta politica”.