Bruxelles – Sylvie Goulard non ce la fa. Non al primo tentativo, almeno. La francese indicata per il posto di prossimo commissario europeo per l’Industria, il Mercato interno e la Difesa, non viene graziata dal Parlamento europeo, che trasforma la sua audizione in un vero e proprio processo contro di lei e la mette in stato di accusa per i suoi casi pendenti con la giustizia. Per lei niente approvazione. Le commissioni Industria e Mercato interno legano il verdetto alle domande a cui Goulard dovrà rispondere per iscritto entro 48 ore. Goulard viene tenuta sulle spine dopo essere stata sotto attacco continuo per l’intera durata dell’audizione.
Tutti i gruppi mandano avanti i loro rappresentanti francesi, trasformando la questione europea in una questione molto nazionale. Goulard finisce sotto il fuoco incrociato degli europarlamentari, uniti da un’intesa trasversale volta a mettere la francese all’angolo. Le vengono rimproverati i fondi europei indebitamente utilizzati e che ha dovuto restituire ai tempi in cui serviva come deputata europea, viene criticata per aver percepito 13mila euro al mese per le sue consulenze al think tank statunitense Berggruen che hanno prodotto un solo documento. Si chiede se per quelle consulenze ha passato informazioni sensibili agli americani. Si ricorda che ci sono cause pendenti sulla testa della commissaria candidata e che questo alimenta dubbi circa i rischi legati all’assegnazione del ruolo e lo svolgimento delle funzioni.
Il dibattito si trasforma in un’unica requisitoria contro la donna scelta dal presidente francese Emmanuel Macron e sostenuta dalla presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Goulard in più di un’occasione dice di essere “pulita”, di non aver subito alcuna condanna, e ripete più volte che “la presunzione di innocenza è un elemento fondamentale”. Ma lo è per il diritto, non per la politica. E contro di lei in Parlamento va in scena un processo politico, che va oltre la sua persona. E’ l’occasione per regolare i conti con Macron, che ha fatto saltare la regola dello ‘spitzenkandidat’, il candidato designato dai partiti politici europei per la guida dell’esecutivo comunitario.
E’ anche un modo per ‘pareggiare’ i conti con gli altri partiti. Finora sono saltati due commissari per conflitti di interessi, uno popolare (Laszlo Tròcsànyi, ungherese) e uno socialdemocratico (Rovana Plumb, romena). Adesso si prende ostaggio un esponente liberale, dopo che in Parlamento è passato indenne il belga Didier Reynders, nonostante i suoi problemi con le inchieste in patria.
Rischia Goulard, ma non sorprende neanche troppo a dire il vero. Nel merito delle questioni comunitarie la francese è preparata, competente. Ha esperienze di governo e di deputata europea, conosce l’Europa per averci lavorato in entrambi i lati della barricata. Ma la sua audizione si è concentrata quasi completamente sui suoi problemi con la giustizia, e questa è una cosa che sia Macron sia von der Leyen avrebbero dovuto prevedere. Da questo punto di vista la francese partiva con un handicap, ed era noto fin dall’inizio.
Il popolare Christian Ehler, uno degli ultimi a rivolgersi a Goulard prima della fine dell’audizione, glielo sbatte brutalmente in faccia il pensiero condiviso delle commissioni parlamentari. “Non ritiene che le accuse a suo carico siano un peso insopportabile da gestire?”. Neppure il verde Marcel Kolaja ci va leggero. “Non siamo convinti dalle risposte su possibili conflitti di interessi”. Il risultato è una bocciatura preliminare. Si dovrà procedere con un nuovo set di domande a cui rispondere per iscritto. Se saranno ritenute soddisfacenti dai due terzi dei coordinatori, Goulard andrà avanti, altrimenti potrebbe essere necessaria una seconda audizione. C’è chi considera di chiedere a von der Leyen di togliere a Goulard delle competenze.
Secondo l’impostazione della Commissione come concepita da von der Leyen Goulard sarà responsabile di tre direzioni generali. Si ritiene che la francese non possa essere in grado di gestirle tutte e tre. Il timore è stato palesato dagli europarlamentari nel corso del dibattito. Il depotenziamento di Goulard potrebbe essere il prezzo politico da chiedere a Macron e von der Leyen per non bocciare il commissario candidato di Francia.
Finora nel team di von der Leyen ci sono due bocciati e tre rimandati. Non proprio una bella figura fin qui.