Bruxelles – La possibilità che un dato in una frazione di secondo parte da Pavia e arriva a Pechino o che si attivi la nostra aspirapolvere mentre siamo al cinema o che possa far marciare un’auto senza guidatore non serve a niente se, dall’altra parte della tecnologia, non c’è una persona che richiede quel servizio. E’ un po’ come la battuta del comico Corrado Guzzanti che qui riportiamo in sintesi: “Aborigeno noi possiamo collegarci in un millisecondo… ma che abbiamo da dirci?”.
Il concetto, in apparenza di una semplicità esemplare, è stato approfondito ieri sera a Bruxelles durante un evento organizzato da “Digit@lians”, un’associazione che da alcuni anni nella capitale belga riunisce chi si occupa di digitale, e non solo italiani.
In Italia si verifica che nonostante la rete veloce raggiunga oramai quasi tutti e la super veloce lo farà tra pochi anni, in realtà non c’è, al momento una domanda di servizi all’altezza dell’offerta.
E il problema è tipicamente italiano, non è che queste reti “non servano” è che in Italia è poco sviluppato tutto il settore: le aziende digitalizzate sono poche, i privati ancor meno. La solita Cenerentola d’Europa.
Ma c’è una strada da prendere. Se, come ha spiegato Elio Catania, manager delle tecnologie da 50 anni, “in Italia dal 2000 al 2014 si è dormito, si è considerato internet alla stregua di un nuovo tipo di computer. La sveglia è arrivata dopo, tardi, dal 2015 in poi, quando tutta la classe dirigente del Paese si è mossa”, ora va percorsa la dimensione territoriale. Lo ha spiegato Fabrizio Porrino, responsabile della sede di Bruxelles di Facility Live, una start up di successo di servizi digitali, che da alcuni anni “forma” gratuitamente i ragazzi delle quarte classi delle scuole elementari al “coding” alla programmazione insomma. “Bisogna avvicinare i giovani a queste tecnologie, formare i prossimi ingegneri e tecnici, e lo si deve fare sfruttando le possibilità che il territorio offre, con le sue aziende, con la sua sensibilità per le esigenze locali”, ha spiegato, aggiungendo un invito alla Commissione europea perché esplori anche questa via, vicina a chi questi servizi userà.
Bisogna formare i cittadini, anche perché, come ha sostenuto l’eurodeputato del PD Brando Benifei “oramai un cittadino che non sia ‘digitale’ rischia più facilmente di essere manipolato”. Conviene con lui Marco Zurlo, collega dei 5 Stelle, che invita “il legislatore ad ascoltare le persone, i loro bisogni, le loro richieste, altrimenti, in particolare in questo settore, ogni attività regolatoria non funziona”.