Bruxelles – “Due confini per quattro anni” (rinnovabili). Questa la proposta di Boris Johnson avanzata al presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker, per un accordo (qui il testo dettagliato dell’idea del premier) sulla Brexit entro il 31 Ottobre, piano considerato vincente sia dal dal primo ministro britannico che dal Partito Unionista Democratico (DUP), il partito protestante di destra dell’Irlanda del Nord che lo ha definito”un compromesso pragmatico per contribuire al raggiungimento di un accordo”, ma che non convince l’Irlanda e L’Unione europea.
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Juncker ha parlato al telefono con Johnson, riferisce la Commissione, apprezzando “gli avanzamenti” della proposta, ma sottolineando anche che ci sono “alcuni punti problematici che andranno affrontati nei prossimi giorni”.
La proposta è simile all’accordo sulla Brexit trovato tra Theresa May e l’Ue ma senza il backstop irlandese poi bocciato dal Parlamento britannico. Questo meccanismo sarà sostituito dal fatto che anche l’Irlanda del Nord lascerebbe l’unione doganale il 20 dicembre 2020, ma rimarrebbe allineata alle norme comunitarie e, si presume, alla libera circolazione delle persone all’interno dell’isola irlandese fino al 2025. Dunque per altri quattro anni (rinnovabili dal Parlamento del Nord Irlanda), periodo al quale Johnson ha dato proprio il nome di “Due confini per quattro anni” al suo piano di uscita dell’Unione europea.
Per cui l’intero Regno Unito lascerebbe l’UE il 31 ottobre, per poi entrare in un periodo di transizione di un anno nel quale tutte le attuali regole europee rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2020, durante questo periodo Regno Unito e UE cercheranno di concludere i complicati accordi commerciali per regolare i loro rapporti post-Brexit. Questo farà dunque slittare l’uscita completa della Gran Bretagna dall’Ue al 1° gennaio 2021, quando lascerà tutte le istituzioni e le strutture dell’UE, compresa l’unione doganale che consente la libera circolazione delle merci tra gli Stati membri, e tutte le strutture giudiziarie uscendo anche da tutti gli accordi di difesa comunitaria e condivisione di dati. Mentre l’Irlanda del Nord dovrebbe mantenere le norme Ue in materia di prodotti alimentari e beni manifatturieri oltre che la libera circolazione delle persone, per questo non ci sarebbe bisogno di alcun controllo alla frontiera irlandese per verificare la conformità con le leggi comunitarie evitando così un confine rigido.
Tuttavia secondo il Partito Unionista Democratico questo accordo potrà funzionare solo se dopo il 2025 verranno create nuove strutture per dare ai parlamentari di Belfast e Dublino la possibilità di controllare le norme in materia di circolazione di merci dell’Irlanda del Nord, con la possibilità di rimanere allineati ai regolamenti comunitari. Il DUP ritiene che il ripristino del Consiglio ministeriale britannico-irlandese sia di vitale importanza a tal fine, dando ai rappresentanti dell’Assemblea di Stormont, ovvero il Parlamento dell’Irlanda del Nord che si riunisce a Belfast nel Palazzo di Stormont, e al Parlamento irlandese la possibilità di pronunciarsi su qualsiasi modifica dei regolamenti sui prodotti alimentari e sull’attività manifatturiera dopo il 2025.
A prima vista tutto ciò non sarebbe accettabile per il governo irlandese e per l’Ue poiché le infrastrutture sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord anche dopo un periodo di transizione effettivo di quattro anni sarebbe una sottile linea rossa per Dublino, la quale teme che destabilizzerebbe le varie comunità al confine che sono fiorite sia economicamente che socialmente dalla pace di 21 anni fa.
Ora bisogna attendere dieci giorni per sapere se l’accordo del Primo ministro britannico sarà accettato o meno, tempo necessario alla Commissione europea per far circolare l’accordo tra gli Stati membri prima del prossimo Consiglio europeo in programma il 17 ottobre quando i leader europei si riuniranno a Bruxelles per discutere della Brexit.
“l’Unione europea deve mostrare maggiore flessibilità”, ha detto Johnson che se non dovesse riuscire ottenere un accordo sulla Brexit, ai sensi del Benn Act, la legge anti no-deal, il Primo ministro britannico sarà costretto a chiedere una proroga di tre mesi all’articolo 50, dunque fino alla fine di gennaio, tramite una lettera che lettera deve essere inviata entro il 19 ottobre. Questo sostanzialmente significa che se gli altri 27 Paesi europei respingeranno il piano “Due frontiere per quattro anni”, il Regno Unito non uscirà dall’Europa a fine ottobre.