Bruxelles – L’Italia ha un problema con l’insegnamento, e in prospettiva il problema di allargherà a macchia d’olio. Gli insegnanti italiani sono i più anziani dell’Unione europea, e i giovani chiamati a sostituirli non ci sono, per ragioni di carenza di personale e perché non sono motivati a rincorrere una cattedra date le scarse prospettive di carriera che offre il sistema Paese. A scattarne la fotografia la Commissione europea nella relazione 2019 di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione.
L’Italia ha innanzitutto un problema di popolazione, che invecchia. I giovani sono pochi, e in prospettiva serviranno meno insegnati. Il ministero dell’Economia stima che la quota di PIL spesa per l’istruzione – già adesso al di sotto della media europea, in termini percentuali – scenderà dal 3,5% nel 2019 al 3,1% nel 2035, riflettendo il calo demografico in atto nel Paese.
Il paese ha bisogno di rinnovare parte del corpo docente, che comprende un ampio numero di persone prossime alla pensione. Quasi il 60% degli insegnanti italiani aveva 50 anni nel 2017, questo significa che in media circa il 4% potrebbe andare in pensione ogni anno nei prossimi 15 anni. Un quinto del corpo accademico ha più di 60 anni. Ma da una parte il numero dei laureati diminuisce a causa dell’aumento del numero di abbandoni, e dall’altra parte per molti neo-laureati il passaggio dall’istruzione al mondo del lavoro rimane un problema.
Tra i 30eni e i 34enni la percentuale di chi ha ottenuto una laurea è di quasi il 27%, notevolmente sotto alla media dell’Ue, che sfiora il 40% nella stessa fascia d’età. La situazione non migliora nemmeno per chi ha deciso di conseguire un titolo accademico altamente specializzante. Per questo motivo, molti più giovani cercano lavoro all’estero. La Commissione rileva che 28mila laureati hanno lasciato il Paese nel 2017 (+ 4% rispetto all’anno precedente).
La scuola italiana paga poco e offre anche meno. “Le limitate prospettive di carriera, unite a stipendi relativamente bassi rispetto a quelli di altre professioni altamente qualificate, rendono difficile attrarre i laureati più qualificati”, denuncia la Commissione. Risultato: i giovani se ne vanno. Perché un giovane laureato dovrebbe sognare la carriera da insegnante quando gli stipendi sono bassi e l’offerta salariale aumenta esclusivamente in base all’anzianità? Il docente gode del massimo stipendio solo dopo aver lavorato per 35 anniS. econdo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) la media tra i paesi UE è di 10 anni in meno.