Roma – Hanno in testa la politica internazionale, sono cittadini europei e da questo palco guardano al futuro con ottimismo. I talent 2019 premiati dall’Istituto Affari internazionali hanno determinazione e coraggio e non si tirano indietro neppure davanti a temi complessi come il futuro della democrazia di fronte alle trasformazioni digitali, la comunicazione globale, i social media.
I “Giovani talenti per l’Italia, l’Europa e il mondo”, da quest’anno non sono solo gli universitari ma anche studenti delle scuole superiori, premiati per i loro saggi valutati dallo IAI, promotore dell’iniziativa. La cerimonia si è svolta a Roma martedì pomeriggio e ha ospitato il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, la viceministra degli Affari esteri, Marina Sereni, e i messaggi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Parlamento europeo David Sassoli, e dell’alto rappresentante Federica Mogherini.
Le sfide future dell’UE e il ruolo dei giovani che, scrive il capo dello Stato “rappresentano un elemento indispensabile, per il contributo originale e innovativo che possono dare al dibattito, per l’energia che possono imprimere alle istituzioni comuni e, soprattutto, per assicurare all’Unione il brillante futuro che merita”. Ferdinando Nelli Feroci da presidente fa gli onori di casa insieme alla direttrice Nathalie Tocci che ha ricordato un’altra novità dell’edizione 2019: il premio speciale per la comunicazione intitolato ad Antonio Megalizzi, il giornalista italiano ucciso nell’attentato di Strasburgo nel dicembre 2018.
“Quest’anno, ancor più della scorsa edizione abbiamo avuto una risposta entusiasta con centinaia di candidature tutte di buon livello”, ha spiegato Tocci durante l’evento al quale hanno partecipato, oltre ai finalisti, alcuni giovani testimonial della politica, dello sport e del lavoro.
L’incrocio tra democrazia diretta e rappresentativa nell’era della comunicazione globale anima il confronto, con passaggi continui tra rischi e opportunità. L’ottimismo in questo caso prevale e nonostante la disintermediazione presenti molti aspetti critici (sono i social media che inevitabilmente finiscono sotto la lente), l’utilizzo consapevole degli strumenti può contenere alcune distorsioni. I social media sono la piattaforma ideale per i populismi? Nei saggi dei ragazzi premiati la risposta è affermativa, e mette in relazione i fenomeni personalistici e leaderistici della politica contemporanea e l’assenza di filtri con le basi elettorali. La stessa polarizzazione sui singoli argomenti, come effetto primario della rete, tende a semplificare, aumentando l’appeal dei partiti personali. Gli esempi in Europa non mancano ma non significa che la democrazia europea “sia a fine corsa”.
Ai nuovi strumenti della comunicazione globale, alle communities, mancano ancora troppe regole, come una policy più stringente sull’uso dei dati personali. In sintesi per prendere più seriamente il digitale e i social media nelle dinamiche politiche, è necessario un innesto supplementare di democrazia nel sistema: piattaforme con regole precise, sicure, e poco permeabili alle logiche di mercato. Infine, scartando per un attimo l’incrocio tra agorà virtuale e reale, uno dei giovani, Bernard Dika lancia una provocazione al neo ministro Fioramonti: “Fate studiare la storia del ‘900, arrivate almeno fino al crollo del Muro, perché per rafforzare la democrazia servono non solo buoni studenti ma soprattutto buoni cittadini”.