Bruxelles – L’atto di chiudere il Parlamento per cinque settimane è stato illegale. Il premier Boris Johnson non aveva giustificazioni per farlo dunque è “Illegale, nulla e senza effetti”.
E’ la sentenza della Corte Suprema britannica, secondo la quale il Parlamento può ora riunirsi “al più presto”. Lo speaker dei Comuni John Bercow ha già convocato i Comuni per domattina alle 11.30.
Sul fronte politico intanto fioccano le richieste di dimissioni per Johnson. Le ha chieste il leader laburista Jeremy Corbyn, come i leader di altri partiti all’opposizione, la premier scozzese e quello gallese, Mark Drakeford, il quale ha sostenuto che “quando si scopre che un primo ministro ha agito in modo illegale e non democratico, non vedo come quella persona pensi di poter legittimamente continuare a restare in carica”.
“La corte […] conclude che la decisione di consigliare a Sua Maestà di sospendere il Parlamento era illegale perché aveva l’effetto di frustrare o impedire la capacità del Parlamento di svolgere le sue funzioni costituzionali senza una giustificazione ragionevole”, statuiscono i magistrati, i quali aggiungono che “spetta al parlamento, in particolare ai suo speakers (i presidenti, ndr) decidere cosa fare ora. A meno che non vi siano regole parlamentari di cui non siamo a conoscenza, possono prendere provvedimenti immediati per consentire a ciascuna camera di incontrarsi il prima possibile”.
Secondo il premier Johnson ora trovare un accordo per la Brexit sara’ più difficile.
Soddisfatto della sentenza il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che in un tweet afferma che “un esame democratico” di ogni accordo eventuale per la Brexit deve potersi svolgere “da entrambe le coste del Canale”.
Important decision from UK #SupremeCourt to rule prorogation of Parliament as unlawful. Any Brexit agreement needs to be approved by both UK and EU Parliament, so proper democratic scrutiny on both sides of the Channel is essential.
— Roberta Metsola (@EP_President) September 24, 2019
“Non spetta a noi entrare nel merito di questioni costituzionali di Paesi membri”, il commento di Natasha Bertaud, capo del servizio dei portavoce della Commissione europea, che ricorda come per l’esecutivo comunitario cambia poco. “Il nostro interlocutore resta il governo britannico”.