Bruxelles – “Il biglietto d’ingresso per questo vertice non è un bel discorso, ma azioni concrete”. Sono le parole con cui il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha inaugurato il Climate action summit di New York, conclusosi nella tarda serata di ieri. “C’è un costo per qualunque cosa, ma il costo maggiore è non fare nulla”, ha detto Guterres.
Accanto a lui, sul palco del Palazzo di Vetro, la giovane attivista Greta Thunberg, madrina elettiva del summit, il cui discorso accorato ai leader del mondo rimarrà impresso nella mente di tutti. “Mi avete rubato i sogni e l’infanzia con le vostre parole vuote”, ha urlato la sedicenne svedese con gli occhi gonfi di lacrime. “Io sono una di quelle fortunate, ma le persone stanno soffrendo, stanno morendo”, ha concluso prima di lasciare la scena ai rappresentanti degli Stati membri.
Si sono quindi avvicendati capi di Stato e di governo, imprenditori ed esperti. Dopo l’arrivo a sorpresa del Presidente americano Donald Trump, rimasto solo per 15 minuti e poi fuggito, è toccato ai leader europei parlare di strategie concrete per il clima. La premier tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron e Giuseppe Conte hanno ribadito il comune intento di pianificare azioni immediate per non venire meno agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (2015) e, anzi, ampliarli. “L’Italia ha intenzione di recitare un ruolo di primo piano nella lotta globale ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato Conte nel suo intervento. “Lo dobbiamo ai tanti giovani che stanno facendo sentire la loro voce. Quei giovani a cui abbiamo il dovere di lasciare un pianeta vivibile”, ha concluso. Una risposta implicita alle parole di Thunberg.
A rappresentare un’Unione europea risoluta nel portare avanti l’agenda climatica, è stato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, affermando che “l’Ue sta trasformando i suoi obiettivi in azioni concrete”. Come? Riducendo le emissioni di gas serra non più solo del 40%, come stabilito dagli impegni presi a Parigi, ma del 45%, entro il 2030. “Almeno il 25% del prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue sarà dedicato alle attività legate al clima. Nelle prossime settimane l’Ue, in partenariato con altri Paesi volenterosi nel mondo, lancerà la ‘Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile’, per aiutare gli investitori privati a trarre vantaggio dalle opportunità d’investimento nell’ecologia in tutto il mondo”, ha detto Tusk.
Non bisogna dimenticare che, sebbene a New York sia emersa la sostanziale incapacità dei capi di Stato di dare, a oggi, risposte effettive a un problema epocale, l’Ue resta il principale donatore di finanziamenti per il clima nel mondo. I suoi contributi, raddoppiati dal 2013, superano i 40 miliardi di euro annui. E aumenteranno ancora, assicura Tusk, “anche grazie alla Banca europea per gli investimenti, che è il braccio finanziario dell’Unione europea”. “All’inizio dell’anno prossimo – ha aggiunto – l’Ue presenterà ai suoi partner internazionali un’ambiziosa strategia climatica a lungo termine. Sono convinto che l’Europa vincerà la corsa per diventare il primo continente neutro dal punto di vista climatico. L’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 è già stato approvato da un’ampia maggioranza dei nostri Stati membri. E, personalmente, credo sia solo questione di tempo perché vi aderiscano anche gli altri”.
Intanto vi ha aderito il Cile, il cui Presidente, Sebastian Pinera, ha annunciato la creazione del “Climate ambition alliance”, che vorrebbe riunire tutti i Paesi pronti ad azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050. Guterres ha poi spiegato che sono 77 i Paesi decisi a ridurle in questi 30 anni e a versare contributi nazionali entro il 2020. C’è anche la Russia tra i volenterosi: dopo la ratifica dell’accordo di Parigi, il Primo ministro Dmitrj Medvedev ha dichiarato che la nazione si impegnerà a mantenere la soglia di riscaldamento globale al di sotto dei 2°.
Infine, un’iniziativa filantropica. A promuoverla sono stati il magnate Bill Gates e la moglie Melinda, ispirati dal desiderio di ridurre le disuguaglianze di accesso alle risorse, in particolare alimentari, provocate proprio dagli effetti collaterali del cambiamento climatico. La coppia è riuscita a coinvolgere diverse istituzioni internazionali – Commissione europea, Banca mondiale, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito – nello stanziamento di 790 milioni di dollari per la ricerca sulle tecnologie alimentari nell’ambito del Cgiar (Consultive Group for International Agricultural Research). Si tratta di un consorzio globale che unisce le principali organizzazioni internazionali impegnate nella ricerca per ridurre la povertà rurale e per la gestione delle risorse naturali.