Bruxelles – Niente da fare per i socialisti spagnoli e il loro leader, Pedro Sanchez. Non si è trovata alcuna alleanza, e così la Spagna è costretta a tornare al voto. Il re Filippo VI ha preso atto della situazione e dell’impossibilità per le varie famiglie politiche di trovare convergenze su programma e ministeri. Sanchez, vincitore delle elezioni generali dello scorso aprile, ha avuto tempo cinque mesi per cercare di formare una esecutivo, ma senza risultato. Gli spagnoli torneranno al voto in autunno (il 10 novembre).
E’ saltata in particolare l’alleanza che sembrava naturale con Podemos. Il partito di sinistra di Pablo Iglesias. A luglio proprio il mancato sostegno di Podemos non ha reso possibile ai socialisti di ottenere la fiducia in Parlamento. Oltre ai nodi sul programma di governo la distribuzione dei ministeri è stato il motivo di mancata intesa. Il Psoe era disposto a concedere meno incarichi di quanti ne reclamava Podemos.
Il 2019 è stato l’anno di grandi vittorie elettorali per i socialisti spagnoli. Il Psoe si è imposto come primo partito sia alle politiche di aprile (28,7%), sia alle europee di maggio (32,8%), con un distacco di oltre dieci punti sui popolari. Sanchez non è riuscito a capitalizzare il momento favorevole.
Sondaggi alla mano, un nuovo voto non sembra destinato a cambiare di molto la situazione. Il Psoe avrebbe guadagnare ancora più consensi, e potrebbe raggiungerne 145, 22 in più rispetto alle elezioni di primavera, ma 31 in meno della soglia richiesta per avere la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari. Neppure un eventuale appoggio dei catalani di ERC potrebbe aiutare a trovare i numeri necessari. Servirà dunque una coalizione, e sempre con Podemos.
Per la Spagna si profila dunque una stagione politica difficile, anche considerata la difficoltà dei partiti di centro-destra. Attualmente PP, Ciudadanos e Vox insieme non hanno la maggioranza. La Spagna dunque sembra destinata all’immobilismo.