Roma – Matteo Renzi ha deciso: fuori dal PD per “una cosa nuova che guarda al futuro”. L’annuncio lo ha dato dalle colonne del quotidiano La Repubblica, dopo che da giorni il tam tam dell’uscita di una pattuglia di fedelissimi non veniva più smentito da nessuno di loro. 20 deputati e 10 senatori, “più o meno” dice l’ex premier, che ieri aveva parlato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, assicurandogli la presenza salda nella maggioranza.
Con lui infatti lasciano il Nazareno due ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova (che sarà la capo delegazione al governo) e due sottosegretari, Anna Ascani e Ivan Scalfarotto. Via anche altri nomi noti come Ettore Rosato, Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore, Roberto Giachetti, Luigi Marattin, mentre resteranno altri fedelissimi come il ministro della difesa Lorenzo Guerini, il capogruppo al Senato Marcucci e Luca Lotti. Al momento non risultano deputati europei interessati a seguirlo.
“Sarà un bene per tutti, anche per Conte” spiega Renzi nell’intervista dove non emergono le vere ragioni politiche dell’addio, che qualcuno ha già definito “una scissione a freddo”. Aggiunge che la collocazione del nuovo partito (di cui svelerà il nome alla kermesse della Leopolda tra un mese) non sarà “né al centro né a sinistra ma occuperà lo spazio del futuro”. Potrebbe anche “allargare la maggioranza, l’ho detto anche a Conte”, parole che forse saranno colte al volo da alcuni parlamentari di Forza Italia, pronti a passare il fiume.
Ma Conte, nonostante le rassicurazioni (che con Renzi suonano sempre un po’ sinistre) e senza intervenire ufficialmente, fa trapelare la sua irritazione per la mossa del senatore di Scandicci, definita irritante nei tempi e non trascurabile negli effetti. “Se portata a compimento prima della nascita del nuovo esecutivo avrebbe assicurato un percorso più lineare e trasparente” dicono dallo staff.
Nel Partito democratico invece emergono rabbia e sconcerto. Specialmente dopo che era stata appena ritrovata l’unità con il nuovo corso del segretario Zingaretti che aveva gestito senza traumi la nascita del governo lasciando soddisfatte le varie componenti. “Ci dispiace, è un errore ma ora dobbiamo pensare agli italiani” commenta il leader del Nazareno, consapevole che il blitz di Renzi possa avere effetti sulla stabilità dell’esecutivo appena nato. Sulla stessa lunghezza d’onda tutto il gruppo dirigente ma anche molti esponenti vicini all’ex premier che non condividono la scelta e giudicano uno sbaglio e un grande errore strategico dividere ancora una volta il partito.