Bruxelles – Quando un ostacolo intralcia il cammino, di solito si tenta di rimuoverlo. Ma in democrazia le cose sono più complesse. Rimuovere con la forza un presunto ostacolo è quel che avrebbe fatto il Primo ministro britannico, Boris Johnson, secondo gli avvocati degli attivisti che si sono opposti alla sospensione del Parlamento inglese: “Johnson li ha visti come ostacoli al suo piano per la Brexit e ha voluto zittirli”, ritengono. Come? Bloccando Westminster per cinque settimane.
Nulla di nuovo, se non fosse che la scorsa settimana la Corte di Sessione di Edimburgo ha sostenuto ufficialmente la posizione di un gruppo di oppositori politici di Johnson, dichiarando “illegale e inefficace” la sospensione delle attività parlamentari. La Corte scozzese non ha dubbi: l’azione del premier risponde al solo motivo “di ostacolare il Parlamento”.
In attesa che la Corte Suprema di Londra, dove oggi sono iniziate le tre giornate di seduta per discutere i ricorsi di chi si oppone alla chiusura per cinque settimane del parlamento, si pronunci sul caso, Downing Street tace sulle possibili reazioni del governo a una possibile conferma dell’accusa. “Sarebbe il primo caso della storia moderna in cui un Primo ministro viene giudicato colpevole di aver ingannato il Parlamento”, si legge sulla BBC. Lord David Pannick, uno dei principali avvocati britannici, ha detto che, sebbene non vi sia nulla da obiettare al diritto di Johnson di riaprire Downing Street in tempo per tradizionale discorso della Regina, il 14 ottobre, “l’eccessiva durata di questa sospensione rende evidente la volontà di Johnson di mettere a tacere i suoi avversari”.
E a tal proposito, insiste Pannick, “la Corte di Londra ha il dovere, stabilito dal Common Law, di intervenire nel caso in cui il Primo ministro abbia fatto un uso scorretto dei suoi poteri”. I giudici si riuniranno e giudicheranno la condotta di Johnson, che nel frattempo ha dichiarato “di avere il massimo rispetto nell’autorità della magistratura, la cui libertà d’azione è una delle glorie del Regno Unito”.
Nel frattempo a Bruxelles si attende ancora che da Londra arrivino proposte credibili per avere una Brexit ordinata. Ancora oggi la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, ha ricordato che da parte dei negoziatori UE “c’è la massima disponibilità ad avere incontri in qualunque momento, ma allo stato attuale non abbiamo alcun incontro in programma da dover annunciare”.