Bruxelles – Non finiscono i guai per la “squadra von der Leyen”. Mentre nel Parlamento europeo è esploso il caso del titolo “Proteggere lo stile di vita europeo” assegnato dalla presidente eletta al portafoglio per l’Immigrazione, in Belgio su tutti i giornali si inseguono le notizie sul vice premier e ministro degli Esteri e della Difesa Didier Reynders, appena candidato da Ursula von der Leyen ad essere commissario europeo alla Giustizia, per un caso di corruzione e di vendita illegale di armi che, se vero, ne travolgerebbe la carriera e metterebbe in difficoltà la spessa presidente eletta.
Il caso di corruzione riguarderebbe fatti accaduti in Congo e Libia, ma anche a Bruxelles ed è stato rivelato da un’ex agente segreto belga nello scorso aprile. Reynders ha negato ogni addebito, ed anzi nega di sapere che su di lui è stata aperta un’inchiesta preliminare, che invece secondo gli organi di stampa è in corso, anche perché obbligatoria quando la magistratura riceve informazioni dalla polizia.
Secondo le accuse Reynders, insieme ad altre personalità note in Belgio, sarebbe coinvolto in un caso di tangenti per la costruzione dell’ambasciata belga a Kinshasa, la capitale del Congo (ex colonia Belga) e per l’edificazione di una nuova sede della polizia a Bruxelles. Si sospettano anche comportamenti illeciti nella vendita di armi alla Libia.
Il giornale EuObserver scrive che l’autore delle accuse è Nicolas Ullens De Schootens, un ex agente dei servizi segreti belgi VSSE, nei quali ha lavorato per undici anni.
Sarà un grosso problema per Reynders presentarsi all’esame del Parlamento europeo in queste condizioni, le accuse, se confermate, sono pesanti e difficilmente i deputati potrebbero accettare un candidato così esposto.